EMPATIA PREGIO O DIFETTO ? Me lo sono domandato tante volte ed ultimamente visto che sono in un periodo di lunghe e costanti riflessioni me lo sto domandando ancora e vorrei cercare di trovare delle risposte principalmente dentro di me.
La mia empatia ha delle origini lontane, da quando sono nato ed ho raggiunto l’età di 6 anni. Avendo quattro fratelli più adulti di me ho sempre partecipato, seppur ancora un bambino, a tutte le problematiche della gestione familiare. Mio padre Aldo, come già ho ricordato in un articolo a lui dedicato era un Dirigente della Banca Nazionale del Lavoro e doveva mantenere di fatto otto membri della famiglia, mia madre Gigliola, mia nonna Titina e noi cinque fratelli. Una vera e propria “Caserma Operativa” che iniziava a vivere le sue giornate nelle prime ore del mattino con la sveglia data dalla Nonna.
Al termine del percorso delle cinque classi elementari, sostenuto l’esame, il giudizio finale nella pagella scolastica riassumeva di fatto che io ero un bambino abulico, asociale e che tale condizione era derivata dal fatto che i miei genitori mi facevano vedere troppa televisione dopo il noto “Carosello” e che ciò era voluto dai miei genitori, forse per supplire ad una carenza affettiva da parte di mio Padre che per ragioni di servizio era tutte le settimane in missione presso alcune filiali in Italia della Banca presso cui lavorava.
Questo giudizio così mal interpretato dall’insegnante mi ha ferito e caratterizzato negativamente tutta la “carriera” scolastica che ne è seguita, ma ha invece contribuito a farmi diventare l’uomo che sono oggi, portandomi dietro tutti i miei pregi e difetti.
Empatia pregio o difetto ?
Tra i pregi collocherei quindi sicuramente l’empatia innata che ho avuto sin dai tempi dell’infanzia. Questo mio modo di essere mi ha fatto conoscere prima di tutto meglio me stesso e poi chi avevo di fronte in tutte le occasioni che mi si sono poste davanti nel mio percorso di vita.
Sono stato uno studente, attento, ma pigro (non abulico) semplicemente non avevo voglia di studiare a casa. Sono sempre stato coeso con i miei compagni di classe alle elementari, alle scuole medie fino al diploma di Ragioniere e Perito Commerciale per poi arrivare ad essere un Ufficiale dell’Esercito con importanti responsabilità professionali, appena ventenne. Un capitolo della mia vita al quale sono particolarmente attaccato per gli alti valori che mi ha trasmesso e continua a trasmettermi dal momento che continuo a seguire attivamente le Istituzioni e le Associazioni d’Arma di cui faccio parte.
E poi tutto ciò che ho realizzato sino ad oggi dove ho la responsabilità di dirigere una piccola impresa nel settore dello spettacolo costituita nel 1991 la Stemal: http://www.stemal.it . Tanto tempo e tanti progetti ho realizzato con questa piccola Impresa e tante soddisfazioni ho avuto nel gestire, produzioni, Artisti, eventi. Non è stato certo facile, ci sono stati momenti difficili e momenti magici che mi hanno fatto per un attimo dimenticare le “cadute”, ma da quelle cadute ho imparato e non perseverare negli errori e di errori l’empatia me ne ha fatti commettere diversi, specialmente in amicizia o ritenuta tale a prima vista.
Il motto del mio Battaglione, dove ho prestato il mio servizio di Prima Nomina come Ufficiale era ed è ancora “Credo e Vinco”. Lo ripeto nella mia mente ogni giorno quando mi alzo al mattino, quando sono cascato e rialzato più volte e quando sono a terra con il morale. E’ un’ottima medicina per l’umore e per la caparbietà che ho sempre avuto nel perseguire i miei obiettivi. Ricordo cosa mi diceva sempre mia madre: “se nel tuo lavoro sarai così testardo come sei nella vita ti troverai sempre bene amore mio”. Forse è stato così chi può dirlo, le risposte le ho avute dalla vita stessa e mi sono più che sufficienti per ora.
Credo e Vinco una storia, un motto e per me oggi anche uno stile di vita. Lo consiglierei a chi non crede molto in se stesso e nel proprio potenziale per rivalutarsi ed imparare a crescere, stimarsi, rispettarsi e rispettare gli altri che al giorno d’oggi ce n’è bisogno davvero cari amici lettori.
Allo stesso tempo però l’empatia se portata all’eccesso può essere anche un difetto. Soffrire e farsi propri in toto i problemi degli altri può provocare nel tempo un soffocamento emozionale al punto di poter arrivare noi stessi a delle forme depressive che possono sfociare anche in situazioni più gravi.
Non parliamo poi se l’empatia si manifesta nei confronti di una persona furba e senza scrupoli che usa i suoi problemi per un tornaconto personale. Lì si posso generare dei veri e propri disastri se non ce ne si rende conto in tempo.
Purtroppo mi è successo anche questo, ma è servito da lezione per rimodulare il tutto. Avevo già questa dote che ho perfezionato nel tempo, mi bastano pochi minuti e guardando dritto negli occhi il mio interlocutore, il suo linguaggio del corpo e la sua postura riesco quasi immediatamente a farmi una idea precisa di chi ho davanti ed in molti casi non mi sono sbagliato.
Questo mi è utilissimo nella professione che svolgo dove il rapporto umano e fiduciario assume un valore fondamentale prima di qualsiasi contratto in forma scritta. Uno sguardo sfuggente, un movimento frenetico delle mani, un tono di voce alterato roco ed affannato possono raccontare molte cose, ma allo stesso modo troppa sicurezza ostentata può essere ugualmente esplicativa di un carattere non sempre positivo che può nascondere insidie de quelle insidie io per deformazione professionale le vado a cercare, le analizzo e cerco di farle uscire fuori al mio interlocutore per svelarsi nella sua vera essenza.
Preferisco un’emotivo vero che non una persona costruita con una maschera adattabile ad ogni situazione. Gi artisti sono camaleonti di natura, ma quello è un altro discorso. Desidero verità, rapporti autentici, emozioni vere, devo emozionarmi e devo saper emozionare sia come professionista che uomo.
La vita non è una fiction, può essere per necessità a volte vissuta in questo modo, ma essere veri ed autentici alla lunga secondo me paga sempre. Ci svegliamo la mattina e già ci sembra di vivere in un set. Usciamo di casa già nevrotici consapevoli che incontreremo ore di fila nel traffico, un capo in ufficio che ci aspetta con la bava alla bocca. Perché non fermarsi un attimo a riflettere, prendersi del tempo e stupire tutti con un bel sorriso?
Spiazzerebbe no?
Finita la giornata di lavoro, una volta tornati a casa, magari dopo cena invece di mandare un messaggio in chat perché non chiamare un amico al telefono e chiedergli semplicemente: “come stai?” a me non succede da anni. Se chiamo col cellulare forse qualcuno mi risponde, se chiamo con un fisso mi prendono per un cal center che fa tele marketing e non mi risponde nessuno.
Meravigliosa questa! Quando dal mio ufficio della Stemal i miei assistenti chiamano dal fisso i miei Artisti, ad esempio, quasi mai nessuno risponde allora facciamo così vi do il il modo giusto per sapere quale pagina consultare per trovare i contatti telefonici della Stemal cliccate qui: https://www.stemal.it/ . E’ la Home page del nostro sito, nemmeno la fatica di navigarlo troppo, basta scorrere in basso e il gioco è fatto. Visto? Più semplice di così non si può.
Cari Artisti che chiedete ogni tanto: “novità?” con fare perentorio e quasi provocatorio, sappiate che il non rispondere al telefono fisso della nostra società vi ha fatto perdere delle opportunità di partecipare a provini e casting. Vi sono state scritte anche delle mail, molte delle quali rimaste prive di riposta. Tralasciamo l’educazione che dovrebbe essere alla base di tutto, ma anche in questo caso l’errore lo avete commesso due volte ed io una terza possibilità non la do più a chi non la merita, dunque non stupitevi se poi la Stemal stessa ha rinunciato a rappresentarvi. Ci sono tante Agenzie migliori e più qualificate della mia dove sicuramente i vostri sogni troveranno terreno fertile e ve lo auguro davvero di cuore perché io credo di avere un’altra qualità, quella di saper riconoscere i miei limiti.
Empatia pregio o difetto ?
Vogliamo fare un esercizio di riflessione sulla parola “empatia”?
Empatia:
In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.
Nella critica d’arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
Empatia pregio o difetto ?
Cosa vuol dire essere empatico:
Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Come si dimostra empatia?
Il segreto per essere empatici è l’ascolto. Intendiamo il vero ascolto, quello fatto non solo con le orecchie ma anche con gli occhi e con il cuore. Prima ancora della capacità di ascoltare c’è quella di fare silenzio, altrimenti non riusciremo a concentrarci sull’altro essere umano che abbiamo di fronte.
Quando si prova empatia?
L’empatia è la capacità di comprendere i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona. È un processo che si attiva quando cessiamo di focalizzare l’attenzione soltanto sui nostri pensieri e sulle nostre percezioni, per attivare un reale l’interesse verso l’altro.
Cosa non è l’empatia?
imitazione: essere empatici non significa imitare i sentimenti dell’altra persona e il suo comportamento; pietà: questa è infatti la preoccupazione per lo stato di un’altra persona percepita come inferiore.
Le regole per comunicare con empatia
Scegliere messaggi personalizzati, perché le persone amano ascoltare messaggi che legittimano il loro stato d’animo e li aiutano nell’esplorarsi. …
Alternare sostegno e “sfida”. …
Evitare ansia e consigli. …
Non giudicare.
Chi può provare empatia?
Le persone empatiche risultano particolarmente sensibili e predisposte in parte in modo naturale a comprendere e provare pensieri ed emozioni degli altri nelle relazioni interpersonali.
Perché si diventa empatici?
Alla base del sentimento empatico vi è l’esigenza di essere riconosciuti e amati da qualcuno speciale che merita le nostre attenzioni e la nostra considerazione. Il bisogno del riconoscimento nasce dal fatto che nessuno nel corso della propria esistenza riesce a percepirsi in maniera completamente nitida.
Come ama un empatico?
Gli empatici amano le relazioni fisse, hanno alti ideali d’amore e di famiglia, ma spesso se si sentono trascurati si deprimono, sono aggressivi o tradiscono solo perché non riescono a rinunciare alle emozioni, in particolare la complicità tra innamorati, che spesso si perde dopo qualche anno di relazione.
Quali sono i tre elementi chiave della comunicazione empatica?
Esprimere giudizi personali su cosa sia accaduto. Impostare il discorso su di sé, riportando le proprie esperienze. Trarre conclusioni affrettate. Attraverso lo sviluppo dell’empatia possiamo accrescere la nostra consapevolezza e individuare strategie comportamentali nuove e maggiormente efficaci.
Come capire chi si ha di fronte?
Ecco, quindi, come capire chi si ha di fronte in una conversazione, già dal primo appuntamento.
- Tono della voce
- Attenzione alla comunicazione non verbale
- Interpretare il silenzio
- Genuinità nell’atteggiamento
- Sguardo attento
- Seguire il flusso per aiutare i più timidi
- Empatia nelle esperienze
Quanti tipi di empatia ci sono?
È raro trovare due persone che siano empatiche allo stesso modo, ma l’empatia deriva comunque dalla miscela di questi tre tipi di empatia: Empatia Cognitiva, Empatia Emotiva o Affettiva, Empatia Compassionevole o Sensibilità Empatica.
Quando una comunicazione si definisce empatica e quali sono gli elementi che la caratterizzano? La comprensione attivata dalla comunicazione empatica. Chi ascolta è quindi concentrato sui fatti accaduti e su come si siano avvicendati. Il focus è sul cosa l’altro sta raccontando. La seconda è la comprensione empatica che invece è centrata sul come il nostro interlocutore stia raccontando.
I principali elementi che caratterizzano una buona attività di ascolto, sono: sospendere i giudizi di valore e l’urgenza classificatoria, cercando di non definire a priori il proprio interlocutore o quanto egli dice in ”categorie” di senso note e codificate. L’empatia è la capacità di comprendere gli stati emotivi e mentali altrui e di rispondervi con comportamenti adeguati: non significa solo mettersi nei panni dell’altro, dunque, ma anche andare verso l’altro e portarlo nel proprio mondo. L’empatia rappresenta così un processo: l’essere con l’altro.
Quali sono le caratteristiche della comunicazione?
Comunicare in modo efficace significa sapersi esprimere in ogni situazione con qualunque interlocutore sia a livello verbale che non verbale (espressioni facciali, la voce e la postura), in modo chiaro e coerente con il proprio stato d’animo.
Esiste un metodo per capire cosa gli altri pensano di te. Si chiama linguaggio del corpo (o comunicazione non verbale). Questa branca della psicologia studia il significato e l’interpretazione dei movimenti del corpo. Puoi capire il pensiero dell’altro analizzando gesti, posture, microespressioni facciali.
Non vorrei fare un simposio ne ergermi a professore di comunicazione empatica, ma diciamo che un po’ l’indole, il carattere e la mia sensibilità già predisposta ad essere empatico mi ha fatto studiare un po’ la cosa per rendermi conto bene dei significati ed approfondire il tema come sempre ho fatto. La mia sete di sapere mi ha fatto studiare cose che non immaginavo potessero destare il mio interesse e coinvolgere gli altri.
Empatia pregio o difetto ?
Per me continua ad essere un pregio ma per le considerazioni di cui sopra deve essere gestita nel modo ci comunicare con delle regole precise da rispettare per rispettare se stessi e gli altri che interloquiscono con noi.
Questo articolo era in bozza sul mio Blog da circa due anni, avevo iniziato a scrivere solo i primi due paragrafi con le premesse e l’ho concluso stasera dopo un viaggio in moto di ritorno da Padova. L’immagine di copertina mi ritrae in attesa di saliere in sella alla mia moto dopo aver bevuto un bel caffè.
Il mio ritorno in sella in tutti i sensi è partito nuovamente dal 28 Luglio scorso.
Una delle canzoni che ho ascoltato durante il viaggio notturno di ritorno da Padova a Roma è proprio legata a questa parola. Empatia di David Civera. Ascoltatela
https://youtu.be/hLzV-Tbrq6Mhttps://youtu.be/hLzV-Tbrq6M
Tornate presto su questo Blog http://www.alessandrolopez.it
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Quanta verità,sui segnali di empatia.
È realmente così
E nella malattia,anche aggravandomi,ho scoperto quanto poche sono le persone che riescono a starmi vicine nella sofferenza
Già da quando eri piccolo,eri conscio di avere questo dono (perché,se in parte è una condanna,qualità resta )
Caro Davide, come sai per me questo è un periodo di riflessione che sto traducendo nei miei scritti che sono l’espressione di una piccola battaglia personale per il recupero di certi valori che meritano di essere citati ed evidenziati in una società che ormai tende sempre più ad emarginare piuttosto che integrare e tu sai bene che dietro ogni mia riflessione c’è un messaggio subliminale rivolto a delle persone specifiche.
Bellissimo questo tuo scritto! Argomentativo, ma anche molto personale. Spesso è faticoso essere empatici, ma non si può scappare da sé stessi. Sei una persona molto profonda, Alessandro. Un abbraccio.
Ciao Maura e grazie per il commento. Sai da un po’ di tempo sto riflettendo su molte cose. Riflessioni che spesso portano a delle considerazioni finali che vanno a modificare la mia linea di pensiero adattandomi meglio ai tempi in cui stiamo vivendo per essere realista e vivere il presente in modo disincantato e meno passionale. Ciò non vuoL dire diventare razionale su tutto, ma la mia professione a volte lo impone. Un abbraccio