IO E LA MIA MOTO – APPUNTI DI VIAGGIO / 3 Cari amici, lettori e Bikers incalliti come me. Questo terzo appuntamento con la mia moto è un diario di bordo che riassume i primi quattro mesi del 2022, quando in qualsiasi situazione atmosferica nei fine settimana sono partito con la mia fedele compagna di viaggio.
Sarà un itinerario fatto di immagini ed un video finale, ma questa volta non descriverò i dettagli di questi viaggi. Vi descriverò le sensazioni che prova un motociclista quando sale in sella sua sua moto. Le strade scelte, i luoghi selezionati con cura, le soste per fare delle foto e video ricordi ed anche per rifocillarsi un po, magari stendendosi sulla sella con la testa appoggiata sul top case a godersi un raggio si sole invernale che ti scalda il cuore.
Un lungo itinerario da Gennaio ad Aprile di quest’anno dove ho percorso migliaia di chilometri tra il Lazio, l’Umbria e la Toscana. Tutte regioni che amo profondamente per i miei tour in moto, prevalentemente in solitaria, per ritrovare me stesso e fermarmi anche in luoghi di culto.
Partiamo dal Lazio
I Laghi
Ecco, i laghi del Lazio sono luoghi che prediligo sempre nei miei viaggi del fine settimana, li avrò visitati mille volte nel tempo, conosco ogni rettilineo, ogni curva e sono in grado di ricordare persino i tratti di asfalto più critici da evitare e mi accorgo persino se nel tempo sono stati sistemati eppure ho sempre trovato angoli nascosti per cogliere attimi di emozione pura che solo la mia moto mi sa dare. Partiamo dal primo itinerario:
Roma, Nepi, Lago di Bracciano
Come sempre seleziono il mio itinerario il giorno prima imposto il mio navigatore con le varie tappe e di buon ora, normalmente le 7:30 del mattino scendo nel box di casa, controllo accuratamente tutta l’attrezzatura di bordo della moto, la pressione delle gomme, il livello dell’olio, accendo il motore ed è subito musica.
A bassi regimi per scaldare il motore viaggio per circa dieci minuti in questo modo abbasso la visiera del casco ed entro nel mood del Motoclista.
Prima Tappa: Roma Nepi, Umiltà
Per quale motivo. Lo spiego subito volevo andare a rivedere dopo un po’ di anni la Basilica di San’Elia a Nepi dove il 14 Settembre del 1997 mi sono sposato. Dopo aver imboccato la Flaminia da Corso di Francia, esco in direzione sud sul Raccordo anulare in direzione Civitavecchia ed imbocco la Strada Statale 2 Bis Cassia Veientana; una statale che percorro normalmente per raggiungere appunto buona parte dei Laghi del nord del Lazio.
Si presenta come una strada a carreggiata doppia con due corsie per senso di marcia, senza corsia di emergenza e priva di incroci a raso. Il primo svincolo che si incontra è in corrispondenza dell’intersezione con via della Giustiniana, che permette di raggiungere Prima Porta da una direzione e La Giustiniana dall’altra. Lo svincolo successivo permette l’accesso a via di Santa Cornelia e alla località di Castel de’ Ceveri, mentre il terzo svincolo è in corrispondenza della SP 12/a, da cui si può raggiungere Formello e l’Olgiata. La strada termine senza soluzione di continuità sulla strada statale 2 Via Cassia all’altezza di Le Rughe, dove quest’ultima assume l’aspetto strutturale tipico della SS2 bis nella tratta fino a Monterosi.
Percorro la Statale ed imbocco l’uscita Umiltà – Nepi e già li il cuore comincia a palpitare, percorro una gradevole strada immersa nel bosco con una nebbia che si stava diradando cin i primi raggi di sole di una mattinata decisamente fredda di Gennaio. Giunto a Nepi, percorro una strada molto stretta per scendere verso l’eremo do ve si trova la basilica, mi fermo ed eccomi giunto.

Si presentava così, nella sua maestosità e la mente è andata immediatamente a quel 14 Settembre dove proprio su quel piazzale ricevevo i tanti invitati al matrimonio tra me e mia moglie Rossella. Ero emozionato e sudato in modo impressionante e quel mattino di Settembre era stato funestato da un temporale notturno che aveva letteralmente fatto abbassare la temperatura. Quindi le condizioni climatiche dall’alba alla mattina inoltrata avevano fatto formare una coltre di nebbia bassa per cui su quel piazzale non si vedeva praticamente nulla, almeno fino a quando apparve raggiante la mia Rossella in tutto il suo splendore.
Questa giornata di Gennaio si era riprodotta nello stesso modo, e quasi per magia dopo dieci minuti che ero li in silenzio ad osservare e ricordare quel lontano 1997 è apparso il custode con due giovani fidanzati che volevano visitare la chiesa ed io con delicatezza ho chiesto al custode se era possibile visitare l’interno spiegandogli che 24 anni prima più o meno nello stesso orario ero li ad attendere quella che di li a poco sarebbe diventata mia moglie.

Un tuffo nel passato, mi erano apparsi all’improvviso 24 anni della mia vita dal punto di partenza, mi sono seduto a pregare e ho fatto una ricerca sul mio cellulare per ricordare questo luogo e vi riporto la descrizione storica della Basilica.
Intorno al 520 il franco sant’Anastasio di Suppentonia, notaio della curia romana, vi fondò un monastero (se ne ha una prima notizia in un papiro del 557 conservato nell’Archivio vescovile di Ravenna; successivamente è stato citato da papa Gregorio I nei suoi dialoghi). All’inizio dell’XI secolo l’abate Elia costruì la basilica che è stata citata, fra gli altri, da papa Gregorio VII nel 1076, da Alessandro III nel 1176, da papa Innocenzo III nel 1211. Nel 1607 la caduta di un masso dalla rupe danneggiò la parete laterale sinistra: la riparazione fu curata dai Farnese che possedettero la basilica fra il 1540 e il 1649. Nel 1740 inizia per San’Elia un periodo di decadenza causato dall’apertura della nuova chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate che si concluse solo sotto il pontificato di papa Pio IX, quando l’architetto Vespignani ne iniziò il restauro. Restauri più recenti sono quelli del 1960 (affreschi e copertura), 1994 (portali), 1997 (pavimentazione musiva) e 2003 (pavimento in cotto della zona absidale della sacrestia e della cripta).
Esterno
La semplice facciata risale al XII secolo e segue la forma delle facciate affiancate da ali laterali. Presenta nella parte superiore la decorazione delle arcatelle pensili ed ospita tre portali: il portale destro, in corrispondenza della lunetta, presenta una decorazione pittorica, quello sinistro e quello centrale sono stati realizzati con frammenti di marmo. In alto emergono, a simboleggiare il verbo cristiano, due teste di arieti: quella di sinistra assiste alla negatività delle scene sottostanti, mentre quella di destra è appagata dalla visione benefica.
Alla destra della facciata sorgeva la torre campanaria, edificata nel 1260 dai canonici di Santo Spirito in Sassia che avevano ricevuto la concessione del monastero da papa Alessandro IV due anni prima. Andò distrutta nel 1855.
Interno
Sant’Elia è una basilica in stile romanico il cui impianto planimetrico è costituito da tre navate e da un transetto, il tutto contenuto in un rettangolo sghembo. Le colonne che delimitano la navata centrale provengono quasi certamente dallo spoglio di ville e monumenti romani. La navata maggiore presenta sette archi per lato, sorretti da sei colonne con differenti capitelli corinzi e da due semi colonne terminali. Al transetto, che risulta sopraelevato di tre gradini, si accede attraverso tre arcate che lo separano dalle tre navate. L’abside è totalmente affrescato; i dipinti sono stati eseguiti, intorno all’anno mille, dai fratelli Giovanni e Stefano e da un nipote di Giovanni, Niccolò. L’altare maggiore è sormontato da un ciborio decorato da una croce cosmatesca e sorretto da quattro colonne. Della Schola Cantorum ci rimane solo l’ambone: nel suo lato destro verso la navata centrale il suo registro inferiore presenta la leggendaria quadratura del cerchio (fiore a otto petali) che simboleggia il desiderio di ricondurre l’elemento terrestre a quello celeste grazie alla rinascita mediante il battesimo. Nel lato destro verso la navata sinistra il pulpito presenta un altro registro databile all’epoca di papa Gregorio IV. Il transetto e parte della navata centrale presentano un pavimento cosmatesco del periodo alessandrino, nella zona centrale predomina il disegno di tondi intrecciati di porfido, ai lati vi è una doppia fila di lastre.
Affreschi

Sono fra i più interessanti e meglio conservati fra tutte le chiese romaniche laziali. Il catino absidale è dominato nella parte alta dalla figura del Cristo Redentore con al fianco Pietro e Paolo e altri due santi non identificati. Più in basso dodici agnelli, che simboleggiano gli apostoli, in movimento verso l’Agnello di Dio. Nella parte inferiore è rappresentato un corteo di vergini che portano corone da offrire ad una Madonna che doveva essere raffigurata al centro del dipinto e che è andata distrutta. Rimangono due arcargeli, Michele e Raffaele, custodi di una figura in trono. Il lato sinistro del transetto risulta nudo, probabilmente a seguito della caduta del masso che nel 1607 lo distrusse. Il lato destro è ricoperto di affreschi che raffigurano visioni dell’apocalisse: in alto, una lunga teoria di profeti, più in basso la processione dei Vegliardi apocalittici diretti verso l’Agnello che sollevano in alto coppe d’oro velate. Segue la morte di sant’Anastasio con le esequie e il dolore dei monaci e l’arcangelo Michele chiama, dopo gli altri monaci, lo stesso Anastasio. Nella navata destra della basilica si rilevano dei riquadri dipinti da artisti locali.
Terminata questa tappa dopo circa venti minuti mi sono rimesso in viaggio per raggiungere il Lago di Bolsena. Una distanza di circa 68 chilometri che percorrendo la SR2 avrei raggiunto con andatura moderata in 1 ora e 10 minuti circa. Quando ci si avvicina alla zona lacustre le strade si fanno decisamente belle e con gradevoli dolci curve non impegnative per cui lo sguardo si può distendere verso bellissimi panorami. Ecco ade esempio bel panorama in piena mattinata di quella mattina.


Arrivato a Bolsena, parcheggio la mia moto nella rotonda antistante la spiaggia e sono andato a farmi un bell’aperitivo chiacchierando amabilmente con diversi motociclisti in sosta. Questo è un altro aspetto che adoro di questi fine settimana. Un motociclista non è mai solo, quando incontra altri appassionati come lui, c’è sempre l’occasione per socializzare e scambiarsi un po’ di opinioni sugli itinerari che si stanno percorrendo e non è raro unirsi in gruppi per proseguire la giornata insieme. In un modo dove esiste ormai solo indifferenza, arroganza e mancanza di rispetto soprattutto nelle strade, ed io ne so qualcosa, trovo bellissimo questo aspetto che rende unica la passione per la moto condivisa in fondo con degli sconosciuti: “Motociclisti strana meravigliosa gente. In effetti siamo così, rari ed unici nel nostro stile di vita.
E naturalmente la mia K 1600 GT eccola parcheggiata a scaldarsi al sole

Dopo l’aperitivo mi sono rimesso in marcia per tornare a Roma in tempo per il pranzo. Mi organizzo sempre in questo modo se l’itinerario nel complesso e breve altrimenti programmo di rimanere a pranzo fuori scegliendo sempre accuratamente ristoranti o trattorie che abbiano cucina locale e prezzo accettabile. Tra di noi motociclisti spesso ci scambiamo notizie e recensioni sui migliori luoghi dove poter consumare un pasto leggero per poi rimettersi in sella.
Il giorno successivo sempre nello stesso orario ho programmato di andare al Lago di Castelgandolfo altro lago che adoro visitare da tanti anni ed anche li conosco ogni metro di strada. Dalla mia abitazione più o meno percorrendo il GRA ed uscendo sull’Appia per un totale di circa 44 chilometri si raggiunge la città ci Castelgandolfo per poi scendere verso il lago. Anche li esiste un parcheggio enorme dove migliaia di motociclisti in qualunque stagione dell’anno si fermano in un Bar molto grande sulla riva del lago sempre per un aperitivo veloce. E io quella mattina ho fatto esattamente questo percorso fermandomi nel piazzale a godermi un po’ di sole per poi andare ad affrontare le impegnative curve sul lungolago.

Ecco il bel panorama che si può osservare dalla terrazza del Bar dove ho consumato l’aperitivo. Un rispettoso silenzio di tutti nonostante le tante persone presenti. Gustarsi un panorama così ti rigenera l’anima.

E poi si risale in sella per andare a percorrere la strada regionale che costeggia il lago. Che ne dite di questo scorcio? Niente male direi. Sempre Io e la mia moto – appunti di viaggio / 3

Terminata anche questa mattinata, sempre in orario sono tornato a casa per il pranzo. Un’altra meravigliosa giornata. Io e la mia moto / 3 e naturalmente tornate su questo blog http://www.alessandrolopez.it
E se volete salire in sella davvero per fare questo percorso di un week end eccovi a bordo. Buona Strada!
E dai che presto tornerai ad impolpare questa lista di luoghi con il nuovo bolide. Sempre in the road