Ciao Roberto. Roberto Tassoni
Caro Roberto, Fratello mio, Sabato 9 Luglio del 2022, ci hai lasciato, hai chiuso gli occhi in un istante su questo mondo e li hai riaperti da Falco spiccando il volo verso l’infinito guardando la luce del sole. Sei stato un ottimo Militare, hai saputo esprimere il tuo valore sul campo in ogni circostanza, hai ricevuto e dato tanto da Militare ed anche da Uomo, ne sono convinto anche se il tempo in qualche modo ci ha reso distanti, ma sempre vicini nei nostri cuori; cuori come il Tuo che continuano a pulsare da quel lontano 1985 che ci ha fatti incontrare, avvicinare ed unirci in un meraviglioso rapporto di Amicizia e fratellanza vera.
Che dire, quando perdi un amico, un fratello d’Arma il tuo cuore viene lacerato ed urla di dolore, ma io voglio poter credere che tu non ti sia accorto di nulla perchè quel volo lo hai fatto da Falco, quel Falco che era al plurale, e non a caso, la nostra Seconda Compagnia presso l’82° Battaglione Meccanizzato “Torino” a Cormons si chiamava “Falchi”
Ciao Roberto oggi nel giorno delle Tue esequie non sono nella Chiesa dove si sta svolgendo il triste cerimoniale, ma sono vicino a te ed a tutta la tua famiglia straziata dal dolore. E proprio alla tua famiglia che non ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere rivolgo con estremo rispetto e discrezione il mio messaggio di cordoglio con questo articolo in tua memoria. Mi rivolgo in primis a Tua Moglie Katia, ai tue due figli William di 28 anni ed al tuo più piccolo Alex di appena 16 anni e che il 31 Luglio ne compirà 17.
Auguri Alex da parte di un tuo omonimo, Alessandro. E poi Mariangela, Tua sorella con la quale mi sono messo in contatto e pur non conoscendola mi è apparsa immediatamente dai primi messaggi in chat una persona gentile, disponibile e che in un momento di dolore dove aveva ben altro che pensare a me, mi ha anche fornito delle notizie ed alcuni aspetti di Te che non conoscevo.
Non sapevo infatti che avessi dei figli, ache se potevo immaginarlo, ma non ne abbiamo mai parlato quando ci siamo visti anni fa, o forse si, sai l’età avanza per tutti ed io a 58 anni qualcosa posso averla dimenticata, ma non ho dimenticato Te e quanto in quei mesi mi hai regalato in termini di orgoglio e gratifiche personali per aver formato un vero assaltatore.
Dalla sera in cui ho appreso la triste notizia la mia anima è stata letteralmente lacerata da una raffica di proiettili ed il fragore di un bombardamento di emozioni che mi ha devastato dentro. E’ stato come averti perso in battaglia. Una battaglia che nei nostri anni non abbiamo mai combattuto con armi se non quelle dell’amore verso gli altri e della fratellanza e Tu hai saputo esaltare questi nobili valori a volte con “silenzi” che erano pregni di significati profondi di stima, rispetto e disciplina. Insomma c’eri sempre. E questi “silenzi” li hai riportati nel tempo nel nostro gruppo whatsapp dove interagivi ogni giorno come tutti con un bel saluto al mattino, dei commenti durante la giornata, ma quando gli animi si scaldavano anche per cazzate non entravi mai in conflitto con nessuno, anzi riportavi tutto a terra ricordandoci a tutti i tempi trascorsi ed esortavi magari a tornare al sano cazzeggio che era ed è ancora oggi “l’oggetto sociale” del nostro Gruppo in chat.
Sapevi essere ironico al punto giusto, esattamente come lo ero io allora. Nel nostro storico gruppo Whatsapp “Cazzuti” la sera in cui il nostro Mario Bartolini, il nostro “Lupo” o “Ringhio” che dir si voglia, ha ululato con dolore la drammatica notizia, da quel momento e calato un rispettoso silenzio. Io non ho esitato un attimo, ho indossato il Basco nero con il nostro unico fregio e visibilmente commosso ho fatto un video dove singhiozzando ho cercato di pronunciare qualche parola a braccio per dare coraggio a tutti noi come avrei fatto in qualunque altra circostanza e nella notte è calato un rumoroso silenzio, ma eravamo tutti consci e consapevoli che sarebbe stata una notte insonne per tutti perchè uno di noi mancava al contrappello.
E così è stato. La notte è stata totalmente insonne almeno per me. Ho pregato tanto per te, ho pensato tanto a quel meraviglioso anno ed ho visto solo sorrisi, i tuoi, i miei e quelli di tutti noi, con quelle pelli bianche, lisce, senza una ruga, capelli perfetti, barbe a posto, divise ordinate anche quando si strisciava nel fango e tanta tanta disciplina, abnegazione, senso di appartenenza e soprattutto Amicizia quella vera che è nata in poco tempo e che si è evoluta.
Ricordo le nostre libere uscite trascorse insieme. dopo poche settimane, dal vostro arrivo avevate già capito tutto di me. Dietro quell’impalcatura ferrea da Ufficiale, c’era un ragazzo come voi di appena 21 anni che aveva solo una Stella e delle responsabilità in più verso i suoi i suoi inferiori di grado ed i superiori e quante volte ve lo dissi. La gerarchia era la prima cosa che dovevate apprendere e rispettare e subito dopo i regolamenti. E tutti, anche i più recidivi nel tempo lo hanno capito e mi ringraziano ancora oggi.
In libera uscita vi ho portato dovunque e mi facevo dare del tu, ma nessuno di voi ed anche tu Roberto, vi siete permessi di darmi del tu in Caserma, nemmeno per sbaglio. E quanto mi è costata questa confidenza che vi ho concesso per tutto il periodo. Fui richiamato al Comando e mi venne fatto un cicchetto perché “la cosa non era gradita” io, senza esitare risposi: “quello che faccio in libera uscita in abbigliamento borghese non deve interessare al Comando, quando sono in servizio non permetto a nessuno di darmi del tu”.
Rischiai molto Roberto per quella risposta, potevo essere punito severamente, invece non accadde, il mio superiore di grado al Comando è diventato uno dei miei migliori Amici tra gli Ufficiali di alto grado. Aveva capito perfettamente di che pasta fosse Alessandro Lopez. Ho messo sempre la faccia su tutte le cose che ho fatto e mi sono assunto sempre tutte le responsabilità dei compiti che mi sono stati assegnati. Non ho vissuto la vita da “imboscato” in attesa degli eventi; negli eventi sono stato sempre protagonista attivo a volte anche sbagliando e dai miei sbagli ho imparato e ne ho tratto benefici.
Sono “caduto” e mi sono rialzato diverse volte e dalle situazioni avverse ho sempre cercato di cogliere il lato positivo e questo nei limidi del possibile ho tentato di trasferire durante quel periodo a voi tutti nessuno escluso.
Torniamo a quella notte. Ho parlato per circa mezz’ora con Francesco Bonfitto per noi l’intramontabile “Sfiato” (una pentola a pressione sempre bollente pronta ad esplodere con una clamorosa cazzata del tipo “ti strappo la faccia” al povero Giuseppe Boscolo “la Matrona”, con il suo sorriso sornione e mi ha raccontato cosa aveva saputo lui del tuo andare oltre così repentino e non ci siamo capacitati come un ciclista, atleta e sportivo come te avesse “spento la luce” per andare verso un’altra luce ben più luminosa dove poter brillare per l’eternità vegliando su tutti noi.
Sai Roberto, lo ricorderai, io ho perso il 10 Agosto del 2021 mio fratello Giorgio, ormai stanco ed ammalato da tempo e per me è stato un durissimo colpo. Il primogenito della famiglia Lopez improvvisamente, anche se potevo aspettarmelo date le condizioni, era volato il cielo alle 5:00 del mattino. Un’altra ferita enorme. Mi consola poter immaginare che ti possa aver teso la sua mano da lassù per portarti nella luce. Una luce che tu oggi rappresenti adesso con una nuova stella nel firmamento.
La “Stella” si, proprio quella da Sottotenente, la mia Stella che brillò quel 9 Maggio del 1985 quando al tramonto ti accolsi insieme agli altri tuoi commilitoni del 3° Scaglione ’85. Oggi quella “Stella” te la sei meritata, una stella che brilla in cielo ed è una “Stella” da Sottotenente.
Caro Roberto, ricordo che nell’intervista che ti feci nel 2020, mi raccontasti di quell’episodio che ti è rimasto impresso nella mente per tutti gli anni successivi come del resto è stato per tutti noi. Andiamo a descriverlo insieme quell’episodio che fu il prologo dell’inizio del “diario di bordo” di quella che sarebbe stata nel tempo la più bella pagina della nostra vita.
Erano circa le 18:00 non ricordo bene, forse Emanuele Zuffoli il nostro “prezzemolo” che è la memoria storica del nostro Reparto potrà correggermi, e tutti noi Ufficiali eravamo sul binario in attesa della vostro convoglio proveniente da Pesaro dove avevate svolto presso il Centro Addestramento Reclute il vostro primo mese di naja per essere addestrati con le prime norme elementari del regolamento Militare, conoscere i Gradi, iniziare a capire come riassettare le camerate, in somma scandire gli orari della giornata:
- La sveglia
- La reazione fisica
- L’adunata
- L’alzabandiera
- Il rancio
- La libera uscita
- L’adunata puniti
- L’ammaina bandiera
- La ritirata
- Il contrappello
- Il Silenzio
Questo periodo di un mese a Pesaro doveva consentirvi di essere “relativamente pronti” ad affrontare l’impatto violento che avreste trovato arrivando presso il temibile 82° Torino. Molte dicerie si tramandavano tra gli anziani najoni sul nostro Reparto; si diceva che fosse una Caserma punitiva, lo si diceva anche a Cesano durante il mio Corso Allievi Ufficiali, io non ci ho mai creduto, ma di questo parleremo dopo.
Riprendiamo da dove eravamo rimasti. Descriviamo il contesto e la situazione del vostro e del tuo arrivo a Cormons dalla mia prospettiva. Sottotenente Alessandro Lopez, vestito di tutto punto, con mimetica verde d’ordinanza (più o meno), guanti neri di pelle che venivano sbattuti nervosamente sul palmo della mano e un paio di occhiali Ray-Ban neri a specchio indossati per non lasciar intravedere il mio sguardo.
Aria marziale e silenzio assoluto. Si fa più buio, si sente da lontano il cigolio dei freni del treno che stava arrivando alla Stazione di Cormons. Annuncio diffuso dall’altoparlante alla stazione, sempre tutto in un assordante silenzio da far fischiare le orecchie come un diapason. Io e gli altri colleghi Ufficiali sempre nello stesso atteggiamento impassibile.
Il treno si arresta improvvisamente, ancora silenzio. Si aprono i portelloni ed inizia la vostra discesa sulla banchina ferroviaria della stazione di tutto il vostro Scaglione. I Caporali Istruttori iniziano ad urlare a squarciagola per inquadrarvi allineati e coperti con zaino a terra e pronti a salire sigli ACM per essere trasportati alla Caserma Amadio. Eravate stanchi ed apparivate smarriti, disorientati, pensavate forse di essere finiti chissà dove, in Jugoslavia. E non eravate in effetti molto lontano dal confine.
Volti terrorizzati, qualche risatina nervosa tra i ranghi quasi a smorzare la tensione accumulata nel viaggio, ma invece la tensione saliva sempre di più come in un crescendo di una Ouverture di un’Opera Lirica ben scritta da un compositore su uno spartito che sarebbe durato per undici lunghi mesi. Inconsapevolmente stavate per diventare i protagonisti assoluti del più bello spettacolo della vostra vita, ma non lo avevate ancora compreso.
Passo in rassegna centinaia di voi, sempre in assoluto silenzio e sempre con gli occhiali e guanti neri, squadrandovi da capo a piedi uno per uno. Qualche volto mi incuriosiva e mi soffermavo di più ad osservare, magari giravo intorno alla persona osservando da vicino dei dettagli, dei particolari quasi a cercare un minimo difetto e controllavo gli anfibi, il cinturone, il basco se indossato bene, se il borsone e lo zaino era sistemato ed allineato in terra insieme agli altri. Insomma il mio biglietto da visita lo avevate cominciato a “leggere” solo dal mio aspetto esteriore.
Ed appunto per questo che per me era veramente difficile mantenere il punto e la fermezza di quel momento perchè il cazzaro che era in me stava quasi per esplodere ed avrei spoilerato i contenuti rovinando tutto quello che era stato sapientemente costruito, architettato e studiato perchè doveva essere così.
Un duro e violento impatto da una realtà semplicemente formativa dal C.A.R. di Pesaro a una realtà operativa presso l’82° Torino che vi avrebbe e ti avrebbe, caro Roberto, visto affrontare cose che nemmeno potevi immaginare.
Ma c’era un altro motivo per il quale ero particolarmente incazzato e te lo spiego subito: Il fonogramma pervenuto da Pesaro circa il vostro arrivo prevedeva un numero sottostimato rispetto alle effettive unità di forza arrivate quella sera quindi un certo Gain Luca, incazzato come una bestia, mi fece correre su e giù tra Cormons ed il paese dove c’era la ditta che aveva preparato i cartellini identificativi con i vostri nomi da appendere sulla sponda ai piedi delle brande.
Non ricordo quanti eravate in sovrannumero, ma questo problema si è ripercosso anche sull’aspetto logistico nel proseguimento della giornata. Mancavano brande, materassi, lenzuola e coperte che dovevano essere forniti dal magazzino della Compagnia Comando e Servizi che all’ora del vostro arrivo in stazione era ormai chiuso.
In più, ci fu un altro motivo che ci fece incazzare non poco. La Polizia Ferroviaria di una delle stazioni sul percorso aveva segnalato che durante una sosta in una stazione intermedia un soldato aveva messo ben in evidenza il suo bel culo tondo fuori dal finestrino davanti a passeggeri civili in attesa di altri treni di passaggio.
Di chi era quel bel culone rotondo? Roberto adesso starai ridendo con le lacrime 😂. Si trattava di un certo Melandri detto “Melone” proprio per le sue belle “rotondità” Un agricoltore con pedigree che è risultato tra i più buoni e simpatici amici della nostra combriccola. Ma in sostanza con quel gesto diciamo che aveva leggermente fatto fare una clamorosa figura di merda a tutto lo scaglione ed al Reparto stesso che doveva accogliervi. Non era certamente un atteggiamento da “Folgorino”. Non ricordo però come andò a finire con il povero Melandri a livello disciplinare, forse “prezzemolo” ce lo saprà dire.

Finalmente dopo molto tempo, tutti, ad uno ad uno, distrutti da un estenuante viaggio in treno, non era certamente il Frecciarossa Milano Roma attuale, erano treni con vagoni degli anni ’80, con scompartimenti che oggi sono frequentati dai clochard in binari morti delle varie stazioni italiane.
Finalmente riusciste a salire a gruppi sul ACL, nel cassone con panche il legno e zaini in spalla. Non ricordo di averti visto Roberto, eravate tanti, ma uno me lo ricordo molto bene, ed anche lui ancora oggi si ricorda molto bene di me per quel primo episodio di “benvenuto a Cormons”.

Sto parlando di Mauro Centurelli. Completato il primo Autocarro con il primo gruppo da 16 soldati da trasportare, il telone verde veniva chiuso sul posteriore del mezzo, e una volta chiuso il povero Mauro ebbe l’ardire di affacciarsi a guardare smarrito cosa stesse succedendo di li a poco e purtroppo trovò me con il nome LOPEZ scritto a pennarello sulla striscia verde applicata sulla mia mimetica. A quel punto mi tolsi gli occhiali e per la prima volta appare il temibile sguardo del Tenente Lopez e pronunciai la seguente frase mentre chiudevo il telone a mo’ di sipario: “Caro Soldato avrà tempo per visitare questo paese e i suoi dintorni, Le farò conoscere anche i granelli di polvere e le pietre di questo territorio, Benvenuto tra noi!!!!”
Centurelli diventò bianco come un foglio di carta e scomparve dietro al “sipario”
Lo “spettacolo” ebbe inizio nel piazzale della Caserma Amadio dove tutti voi del 3° ’85 sempre uno ad uno veniste inquadrati per poi essere accolti da un altro simpatico Ufficiale presso la sala cinema della caserma. Facciamola vedere Roberto questa sala, chissà quante risate ti starai facendo alla faccia mia e di tutti noi dicendo “fanculo Lopez te e tutta la razza tua” 🤣🤣
Immaginate quanti Autocarri erano pronti al parcheggio della Stazione per caricare 16 soldati alla volta e trasportare anche a staffetta i vari gruppi.
Le operazioni furono così lunghe che credo siano terminate intorno alle 22:30, “prezzemolo” pensaci tu a dare l’orario giusto.
E qui si apre la chicca finale, l’ingresso a gruppi nella sala cinema che vi avrebbe accolto non certo per assistere alla proiezione di un film, ma voi stessi sareste stati “scritturati” nel casting del Film “quelli dell’82” e chi era il Regista che faceva i “provini”?
Andiamo per gradi perchè la cosa va sorseggiata come un drink con ghiaccio, poco alla volta. Facciamo vedere ai lettori la sala cinema:

Quando finalmente la sala fu gremita da centinaia di voi, forse qualcuno anche in piedi, puzzolenti come delle capre per le lunghe ore di attesa ed il viaggio, appare LUI proprio in fondo alla sala sotto lo schermo, ma poteva essere anche nello schermo perchè LUI era il vero Autore, Sceneggiatore e Regista del film, le cui “riprese” in varie location di Italia sarebbero durate 11 mesi; un colossal Cult di Hollywood della “Hollywood Walk of Fame” di Los Angeles. Noi in un sobborgo della città Californiana abbiamo fatto parte del “Cast” del Film “CREDO E VINCO!”
La “Scrittura degli Attori” fu stipulata con un atto unico ed una sola clausola pronunciata a voce dal Regista: “Voi da stasera siete proprietà dell’Esercito Italiano, dimenticatevi le vostre famiglie, le vostre donne e i vostri amori”. In pratica vi aveva detto di dimenticarvi di essere dei civli. E adesso vi presento LUI il Regista, ma non avendo altre foto ne metto una operativa ma che la dice lunga in termini di sguardi fulminanti.

Quando era felice ti guardava così…
Il tempo non passava mai, l’appello, identificazione, incarico e tutte le procedure del caso. E i minuti scorrevano, le lancette degli orologi sembravano tornare indietro invece di andare avanti. Lo “spettacolo” nella sala cinema terminò circa alle 22:30, ma proseguì nel piazzale della Caserma dove tutto lo scaglione venne schierato nuovamente con zaini a terra in quanto nelle varie Compagnie c’era un viavai di soldati della CCS che cercavano di spostare brande libere nella nostra Compagnia. dopo ancor un po’ di tempo cominciò la distribuzione dei materassi e tutto l’occorrente per sistemare le brande. Nel frattempo voi ancora sul piazzale eravate praticamente al collasso con le vostre vesciche piene perchè ovviamente dall’arrivo in stazione sino a quel momento nessuno era potuto andare nei bagni e tantomeno nessuno poteva pensare di chiederlo considerato il “clima” leggermente teso 🤣 che si era creato.
Lo stesso Francesco Bonfitto con cui ho parlato ieri al telefono mi ha sottolineato questo aspetto dicendomi che pur di non chiedere di andare in bagno sarebbe stato disposto a pisciarsi addosso. La cosa ancora oggi mi fa sorridere al pensiero di tanti alunni di scuola del nuovo millennio che se chiedessero una cosa del genere e gli fosse negata si riunirebbe il Comitato di Classe ed i rappresentanti dei genitori magari con un provvedimento disciplinare a carico del Dirigente scolastico. Se uno di questi ragazzi di oggi fosse stato li in quel momento non so cosa gli sarebbe successo. Facciamolo dire a “Sfiato” nei commenti. Roberto ti farai un’altra risata ne sono convinto. 🤣
Torniamo a LUI:
Il Tenente Gian Luca Giovannini.
Io che lo avevo conosciuto due mesi prima, avevo capito dopo un decimo di secondo dal mio arrivo al Reparto di che pasta fosse il nostro Gian Luca. Non c’è nulla da evidenziare ed ogni aggettivo sarebbe banale per descriverlo. LUI E LUI E BASTA! Ma qualche riga devo pur scriverla per continuare questo racconto.
Un Militare con gli attributi veri, uno che ha fatto davvero la Storia dell’82° Reggimento Torino e come sai Roberto sto scrivendo in questo periodo un blog ad episodi con Gian Luca che sta riscuotendo un successo clamoroso.
Gian Luca per tutti è il nostro Papà. E colui che ci ha formato come Militari e come Uomini da restituire alla vita civile come padri di famiglia e lavoratori. Quello che siamo diventati in effetti nel tempo e che sei diventato anche tu Roberto che di questo “Film” sei stato parte attiva e fondamentale nel tessuto connettivo ed osmotico tra tutti noi, i tuoi fratelli.
Eravamo e siamo un Corpo unico, tanti cuori che pulsano per un comune denominatore, un espressione algebrica che per quanto possano cambiar le incognite e le radici quadrate il risultato finale è sempre lo stesso. La matematica non è un’opinione è fatta di regole e quelle regole noi le abbiamo nel sangue e nell’anima e l’anima è la nostra proiezione futura verso l’ignoto ed è anche bello pensarlo perchè l’ignoto è. ancora una volta un’incognita. Non sappiamo dove andremo, non lo sappiamo dalla nascita e non lo sappiamo nemmeno durante la vita, figuriamoci oltre.
Il rispetto significa poter rispettare chi crede e chi non crede allo stesso modo, ma noi il nostro credo lo abbiamo trovato li nel 1985.

Roberto caro, non ci sono più gradi che ci separano oggi, è abolito il “Lei”, ma obbligatorio il “Tu” ed ancora c’è qualcuno che fa fatica a chiamare Gian Luca per nome e si rivolge con estremo rispetto chiamandolo Generale. Si tratta di Riccardo Maestri, un altro nostro Fratello, sorridente, ironico, affettuoso, buono e sempre presente in ogni occasione. Mi imitava ricordi Roberto? Io solevo aprire le danze del mattino alla sveglia tuonando dalle scale con un sonoro “Pippe, sveglia! siete solo delle pippe, pippe, pippe!, Giù dalla branda”
Qualcuno fece una spiata a fin di bene ed io piombai un giorno dicendo: ” mi risulta dai servizi segreti, che qui c’è qualcuno che ha l’ardire di farmi il verso, si faccia avanti che lo voglio sentire”. Riccardo senza esitare mi pronunciò pari pari la mia frase imitando alla perfezione la mia voce ed io mi schiantai in terra dal ridere e da li nacque subito intesa. Lo vogliamo conoscere questo Riccardo?

Eccolo qui. Riccardo Maestri, come si fa a non voler bene ad un ragazzo così. Sempre tutti sorridenti, sempre con una parola di conforto, sempre uniti in ogni momento della nostra vita. Due anni di pandemia a cazzeggiare ogni giorno in chat dicendo la qualunque e su chiunque. Chi in bagno, chi nella vasca, chi cucinava cibi rimediati sul momento. Un set tipo “La vita in diretta”, ma abbiamo fatto meglio di certi programmi giornalistici di quel periodo. Eravamo veri quanto meno, autentici, e avevamo spento i televisori perchè avevamo capito subito che ci stavano massacrando l’anima,ci stavano per togliere il sorriso che nonostante tutto non abbiamo mai perso.
Ricordo notti intere a scrivere a mandare vocali a sperare che quell’incubo finisse prima o poi.
Caro Roberto, cari Fratelli miei spero che chi legga questo articolo possa comprendere tra le righe l’intensità del nostro rapporto indissolubile nel tempo. Non ci sarà nessuna demolizione della nostra adorata Caserma (avvenuta anni fa) che possa cancellare quel periodo ve la voglio mostrare quando in occasione del primo raduno da me organizzato ci ritrovammo in tanti dopo anni che non ci si vedeva ecco com’era ridotta, ma almeno esisteva ancora.
Dopo anni che non ci si vedeva decisi di organizzare un raduno e cominciai a spargere la voce tra i vari colleghi che conoscevo su Facebook e finalmente con un po’ di passaparola nel 2007 si organizzò in primavera (prezzemolo prendi nota e correggi se sbaglio) il Raduno in quel di Cormons. Immaginavo arrivaste solo voi della seconda Falchi, invece la cosa si era allargata e molti altri vennero a visitare quella che era stata nei vari anni la casa per 11 mesi. Tanti scaglioni precedenti e successivi al vostro. Ecco una prima foto della nostra Caserma Amadio Giovanni.


Qui ci troviamo davanti all’ingresso principale della Caserma. Le finestre sul lato sinistro sono alcune finestre del Circolo Ufficiali, quelle sulla destra sono invece quelle del Corpo di Guardia dove L’Ufficiale di Picchetto ed i montanti di Guardia hanno passato tante notti di servizio. Non era certo un gioco da ragazzi. Era una Casera Operativa, in passato la Guardia Armata montava con il colpo in canna, esistevano procedure di sicurezza da rispettare si dal passaggio di consegne tra l’Ufficiale smontante e quello montante. Faccio un esempio per tutti per capire il livello di responsabilità.
Il munizionamento della guardia era costituito da proiettili di un determinato calibro per ogni arma ed ad ogni campio delle 24 ore tra lo smontante e il montante doveva essere fatta la conta dei proiettili, ma non un semplice conteggio, il controllo della serie incisa su ogni singolo proiettile perchè se fosse mancato un proiettile qualunque doveva essera motivata la mancanza. Il coglione di turno era sempre in agguato, magari per portarsi il “souvenir” a casa senza immaginare le conseguenze a catena del suo gesto. Forse LUI potrebbe darci una spiegazione in tal senso nei commenti vero?
Gianfranco Casci Ceccacci
Non posso esimermi nello scrivere qualcosa su di lui, visto che da un po’ di anni purtroppo non è più tra noi. In questa immagine del Raduno prima di farci entrare a visitare la nostra Caserma, lui aveva il ruolo di Presidente Dell’Associazione Fanti del Torino. Associazione di cui non conoscevo l’esistenza e parlai con lui a lungo sulle finalità di tale sodalizio, chi fossero i soci fondatori e chi ve ne faceva parte e mi resi conto subito della enorme passione che aveva nel descrivermi questa Associazione ed il ruolo che lui avrebbe dovuto svolgere dopo il suo congedo alle Armi per farla crescere.
Un Uomo d’Onore che ho avuto il privilegio di conoscere e servire durante il suo periodo di Comando al Battaglione. Anche per lui non esistono aggettivi per descrivere il livello umano e professionale e quanto ci è servito per apprendere tante cose della tradizione storica del nostro Reparto. Mi fece i complimenti per il quantitativo di persone che avevano aderito all’iniziativa del raduno, ma io gli spiegai che in fondo non avevo fatto altro che chiamare amici veri che avevano un buon ricordo di me e di quel periodo e che con loro si sono portati altri colleghi che io non ricordavo nemmeno ed altri Fanti dell’82° Torino si erano aggregati numerosi.
Anni dopo mi sono Iscritto a questa Associazione e proprio in questi giorni avevo parlato nel nostro Gruppo “Cazzuti” delle attività di questo sodalizio per invitarvi ad iscrivervi a questa Associazione per ritrovarci insieme ad altri fanti del Torino e nello spirito dell’associazionismo fare proselitismo per farla crescere sempre di più nel nome del “Torino” e dare una continuità alle nostre future generazioni nel ricordo del nostro glorioso e valoroso Reggimento.
Roberto, purtroppo non hai fatto a tempo, ma la quota di iscrizione per il prossimo anno te la vorrei regalare io e la tessera la intesterà tua moglie a chi desidererà assegnarla.
Potrei suggerire di intestarla al tuo figlio maggiore, sarebbe bello avere un giovane iscritto, sarebbe un bel messaggio da far passare alle attuali giovani generazioni che non hanno conosciuto questa realtà e non sanno molto della vita Militare. Io credo che i i tuoi figli siano stati ben informati sul tuo trascorso a Cormons, e sarò onorato di raccontare loro insieme ai miei colleghi cosa è stato l’82° se tua moglie lo permetterà.
Ci piacerebbe raccontare ai tuoi figli cosa è diventato oggi il Reggimento e magari al prossimo raduno potremmo invitare tutta la tua famiglia a trascorrere una giornata insieme a tutti noi in quei luoghi ed anche in futuro a Barletta dove esiste l’attuale sede Reggimento con la sua Bandiera di Guerra.
Torniamo a qualche immagine del raduno e di varie immagini esterne ed interne dei locali di Caserma. Una volta entrati e varcato il portone di ingresso mi sono messo di spalle al piazzale che poi vedrete per scattare questa fotografia. Sulla sinistra si vede il doppio vetro del Corpo di Guardia dove l’Ufficiale di Picchetto doveva controllare i rientri della truppa, verificare il tesserino con foto, effettuare ispezioni ai bagagli di chi rientrava da licenze o permessi insomma un’attività abbastanza delicata; poteva transitare di tutto e si doveva fare particolare attenzione a tutto nei minimi dettagli dal momento che l’Ufficiale di Picchetto in servizio è la figura rappresentativa della Caserma con funzioni di controllo ed ispezioni comandate in orari specifici in determinate zone sensibili del Reparto.
Ovviamente tutto era affidato al senso del dovere e del rispetto di un preciso regolamento, poi l’imbecille di turno ci poteva scappare sempre e quindi sempre in ordine gerarchico esisteva la figura del Capitano di Ispezione che sovraintedeva al servizio armato. Comandava gli orari di ispezione notturna in luoghi specifici dove c’era una sorta di orologio dove l’Ufficiale di Picchetto doveva “timbrare il cartellino” con un punzonatore.
Tutte queste ispezioni “timbrate” venivano controllate il giorno dopo al Comando di Battaglione presso l’ufficio dell’Aiutante Maggiore, che ai tempi era il Maggiore Luigi Goretti.


Questa foto che segue è la lastra di marmo che si trovava sulla parete di fronte alla finestra in doppio vetro del Corpo di Guardia dedicata alla Memoria del Sottotenente Giovanni Amadio da cui prese il nome la nostra Caserma. La dicitura recita le Sue gesta eroiche essendo riuscito con l’estremo sacrifico della vita a far penetrare i suoi soldati nella linea avversaria. Questa lastra era ancora presente al raduno del 2007. Immagino che sia rimasta ancora li dal momento che attualmente la palazzina Comando esiste ancora ma non sono mai più potuto entrare da quella porta e non saprei dire se è ancora su quella parete o meno.

Alberto Ornaghi “Bimbo Mix” la sa a memoria questa Targa in marmo al Corpo di Guardia

Varcato l’ingresso che vediamo sulla destra, si accede alla prima parte del piazzale. Sul fondo a sinistra vediamo la palazzina che ospitava la Prima Compagnia (ultimo piano) Comandata dal Tenente Menna, poi la nostra Seconda Falchi al piano intermedio e la Compagnia Comando e Servizi Comandata dal Capitano Cono Tropiano, Socio fondatore dell’Associazione Fanti del Torino che di recente ho visto molte volte nei miei viaggi in moto a Collarmele (Abruzzo) dove risiede attualmente.
Nella foto che segue, eravamo entrati alla spicciolata e cominciavamo a gustare finalmente il nostro “Torino” visibilmente deperito ed ammaccato ma sempre co due attributi da far rabbrividire al solo sguardo di quelle pareti consumante dal tempo e dall’umidità che trasudava dovunque, ma ancora imponenti con i colori dell’epoca. Prima grande emozione per tutti.

Appena entrati in caserma ci approntavamo a radunarci tutti per uno schieramento. Per andare a rendere gli onori davanti al monumento ai caduti. Vediamo la bandiera accompagnata da una serie di persone partecipanti al raduno.

Si va verso i monumento nel piazzale per un cerimonia di Onori ai Caduti. Nella foto in basso vediamo che il gruppo diventa sempre più folto e in testa vediamo sempre Gianfranco Casci Ceccacci. Sulla destra della fotografia si intravedono Pino Crivaro e Mario Bartolini. Mentre si raggiungeva il monumento ai caduti camminando tutti ci raccontavamo tanti aneddoti del tempo entrando nella giusta atmosfera per concentrarci ancora di più per la cerimonia che sarebbe seguita.

In testa il Generale Casci Ceccacci

come si vede nella foto sopra tutto il gruppo cominciava a disporsi per la cerimonia. Sulla sinistra ci sono io visibilmente con qualche chilo di troppo diciamo che dal 1985 al 2007 avevo preso qualche chilo con gli interessi. Ma nonostante questo il mio grande amore per questo reparto mi aveva portato lì con la mia moto. Una BMW RT 1200, immancabile compagna dei miei viaggi. Nella foto successiva siamo finalmente tutti schierati E pronti per una fotografia di gruppo. La giornata era soleggiata e questo avrebbe favorito tutta la visita successiva nella caserma.


Eccoti qui caro Roberto proprio vicino a me in quella giornata soleggiata con il tuo bel sorriso insieme a tutti gli altri sorrisi che hanno fatto parte della nostra lunga storia durata 11 mesi lì dentro. Quanti ricordi, quante emozioni, quante situazioni difficili, quanta fatica e quanto sudore hai impregnato le nostre mimetiche ma nonostante tutto sembra non essere trascorso nemmeno un giorno. Quando siamo entrati lì dentro abbiamo fatto un salto indietro nel tempo e ci siamo ritrovati i ragazzi di un tempo..


E ancora ricordi E ancora aneddoti tante risate ma tanta emozione ed eravamo solamente ancora nel piazzale dovevamo vedere ancora tutta la caserma che era in piedi.

E poi comincia la visita dell’intera caserma. Con la macchina fotografica siamo andati a scovare ogni angolo nascosto tra la vegetazione che era cresciuta nascondendo in modo beffardo quelli che erano i luoghi più sensibili delicate dalla nostra caserma. Quella che vediamo è un’altana dove una sentinella chiuso su interno nel turno di guardia doveva vigilare sul muro di cinta della caserma. La prima volta che montare i di servizio come ufficiale di picchetto affiancato da un altro collega mi venne spiegato ogni angolo, ogni centimetro ogni punto sensibile del perimetro della caserma, che era disposta in un’area molto ampia e quindi si doveva conoscere molto bene.

nella foto che segue vediamo un fante del Torino che fa sventolare la bandiera italiana E la finestra a fianco viene esposto il drappo dell’Abaro dell’Associazione prima dell’inizio della cerimonia. Altro momento emozionante perché quelle due finestre erano due finestre del comando di Battaglione.

E qui iniziano ascendere un po’ di lacrime entriamo nell’androne che porta nelle camerette di una delle compagnie dovevo i ragazzi dormivate e trascorrevate anche ore di riposo terminato l’orario di addestramento. In questo androne c’era l’ufficio del Comandante di Compagnia, dei subalterni, la Fureria e l’aula didattica. Beh qui ci sarebbe da scrivere un’altro libro sulle mie colorite lezioni di Arte Militare ed altre materie. Assumevo a volte un tono di voce pacato perchè vi vedevo stanchi e distrutti e qualche palpebra calava inesorabilmente. Le ultime file erano le più favorite, a volte scomparivano le teste ed io alzavo improvvisamente la voce facendo arrivare delle “secchiate di acqua fredda” per svegliarvi, ma ragazzi, io prima di voi queste stesse situazioni le ho vissute da allievo Ufficiale e li c’era poco da addormentarsi, se il rendimento non era buono si veniva espulsi dal corso ed il massimo grado che si poteva ottenere nel migliore dei casi era quello di Caporale.


Siamo entrati nel lungo corridoio delle camerette. Quanti ricordi anche qui dentro. Uno fra tutti. Altre mie performance d’autore. Ogni giorno ne scovavo una.
Il Contrappello
C’era qualcosa di particolare nei miei contrappelli. Le camerate di allora erano lucide e splendenti, i muri verniciati di fresco e naturalmente niente termosifoni diciamo che ci si puzzava di freddo come si suol dire. Ci si scaldava tra di noi uno a fianco all’altro tra le brande, chi con mutandoni di lana sotto la tuta, chi con coperte arrotolate addosso, insomma ci si arrangiava come si poteva. Per diverso tempo i contrappelli venivano fatto in piedi ed ancora in mimetica tutti. Io entravo in ogni singola camerata e il capo camerata doveva dare il “ritti!” quindi tutti sull’attenti immobili e iniziava la ia interminabile ispezione della camerata:
Il pavimento perfettamente lavato e lucidato con “olio di gomito” e ramazza
Il cubo doveva essere perfetto e spigoloso
l’armadietto in dotazione ad ogni soldato doveva essere in ordine
ai pedi del letto doveva essere visibile il cartellino identificativo del soldato
i vetri delle finestre perfettamente puliti
Bene qui scattava la “creatività” del Tenente Lopez. Se tutto andava bene, andavo ad alzare una branda e controllavo se sotto al piede ci fosse della lana di polvere infilata nel tubolare di ferro. Primo step. Non contento andavo a controllare ogni singolo armadietto e se trovavo stelle, stellette adesivi, foto porno dei vari “pippaioli” di turno chiudevo un occhio, ma andavo a vedre se tutto fosse in ordine soprattutto la biancheria da lavare che se non era stata mandata in lavanderia del reparto quanto meno doveva essere conservata in un sacchetto. Diciamo che voi ragazzi in media eravate tutti allineati e coperti, tranne una sera, dove reggiunsi l’inverosimile sotto lo sguardo esterrefatto di tutti.
Entrai con la solita procedura e con un fare freddo e glaciale dissi “è pulita questa camerata?” mi venne risposto ovviamente di si ed io risposi: “non mi pare…” mi levai il basco nero e lo lanciai sul pavimento facendolo scivolare fino alla finestra. Sfido chiunque a fare questa operazione con un basco nero di stoffa e non trovare un minimo di alone circolare di polvere che puntualmente appariva in tutte le camerate. Rislutato? “Camerata sporca, pulite tutto ripasso tra mezz’ora” 🤣

Che dire dopo questi ricordi veder questo degrado mi faceva venir voglia di svestirmi prendere ramazza, secchio pulire tutto e poi con carta vetrata scartavetrare tutte le pareti mettere stucco ovunque, far asciugare il tutto e dare due mani di bianco per veder risplendere il tutto come allora. Sono sicuro che se avessi iniziato a farlo tutti voi avreste fatto lo stesso.

Qualche lacrimuccia spunta ragazzi miei queste sono solo immagini tutto questo per grossa parte non esiste più. Anche qui, grande botta. Non è stato risparmiato nemmeno un luogo di culto. Il luogo dove noi soldati potevano raccoglierci in preghiera, assistere alla messa domenicale. Macchè tutto raso al suolo, Un caterpillar che ha divorato secoli di Storia. Una regione che ha ricostruito con le sue braccia un’intero territorio dopo il noto Terremoto, dimostrando estrema dignità ha potuto permettere di cancellare in poco tempo tutto? Ci si dovrebbe soffermare e riflettere che se anche queste Caserme ormai dismesse dopo la smilitarizzazione della zona, si poteva trovare una soluzione per tentare di tutelare in qualche modo questo patrimonio magari trovando fondi minimi per riconvertire queste unità in centri di accoglienza. Invece il tutto è diventato un grande parcheggio.


Anche quella hanno raso al suolo. Il resto che segue si commenta da solo sono stanco di scrivere Roberto il resto è dedicato solo a Te Fratello mio ed intercedi con Nostro Signore per farci perdonare tutti per aver permesso questo scempio alla MEMORIA!!!!!!!!






Piango, piango e ancora piango nel vedere queste immagini. Che vivono solo nel nostro ricordo e nel nostro DNA. Perchè cancellare secoli di Gloriosa Storia per farne un parcheggio per piche migliaia di anime per fare la sagra dell’Uva Fragola?









Nulla potrà cancellare tutto questo.

Roberto Tassoni 20 /09/1965 incarico 30A Capo Arma MG
Ciao Roberto, che dire, questo mio ricordo è giunto al termine.
La vita è un continuo itinerario tortuoso ed insidioso alla ricerca di una meta finale. Io faccio parte di una famiglia artistica che ancora percorre questo itinerario ed ha fatto alcune tappe e mio fratello Giorgio l’ultima tappa in “volata” l’ha fatta da solo ed ha tagliato il traguardo alzando le braccia sorridendo, tu sei stato un artista nella vita come Militare, Uomo, Padre di famiglia, ma eri e sei un ciclista, le maglie del “Giro” le hai vinte tutte e il traguardo l’hai raggiunto.
Ora ti resta l’infinito.

La mia preghiera per te oggi è quella che accomuna tutti noi Militari
PREGHIERA DEL SOLDATO
Sienorelidio, che hai costituito in molti popoli l’umana famiglia da Te creata e redenta, guarda benigno noi che abbiamo lasciato le nostre case per servire in armi l’Italia.
Aiutaci affinché, con la forza della fede, diventiamo capaci di affrontare le fatiche e i pericoli in generosa fraternità d’intenti, offrendo alla Patria la nostra pronta obbedienza e la nostra serena dedizione.
Fa’ che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere che ci guida, l’eco della Tua voce: fa’ che possiamo essere d’esempio a tutti i cittadini nella comprensione dei tuoi Comandamenti nell’osservanza delle leggi dello stato.
Fa’ che l’Italia sia stimata ed apprezzata nel mondo per la concordia operosa del suo popolo.
Dona, o Signore, l’eterno riposo ai caduti e alle vittime di tutte le guerre.
L’intercessione di MARIA, Madre di Dio e dell’umanità, e la protezione di San GIOVANNI XXIII Papa, accompagnino tutti i popoli della terra alla libertà, alla giustizia ed alla pace.
BENEDICI!
AMEN.
Il video che segue è stato doppiato da un grande Attore Doppiatore, un grande Uomo di Cultura, un Autore di testi, un filosofo, un grande umorista ed anche un grande Militare in Artiglieria.
Spero che tu possa incontrarlo stringergli la mano, abbracciarlo da parte mia e leggere insieme questo articolo dedicato a te.
Non ho fatto altro che piangere in questi giorni ripercorrendo in questo racconto 37 anni della nostra vita. Ti ho voluto bene come un figlio, posso dirlo adesso Roberto e ti voglio bene e te ne vorrò ancora finche non ci incontreremo di nuovo.
Chi ha recitato in questo video era mio fratello.
Giorgio Lopez
Ciao Roberto, che la Terra ti sia lieve. Buon viaggio fratello mio…
Come sempre,Alessandro fa centro nel cuore di chi legge e (specialmente ) dei “suoi “ ragazzi; un abbraccio a Roberto,andato via troppo presto.
La sua giovane vita gli ha consentito di entrare nell’anima dei suoi commilitoni e superiori ,divenuti fratelli.
Mi unisco al dolore della sua famiglia. Un abbraccio a voi e a te,Roberto.
Sono stato l’ultimo aggregato a questa immensa comunità e mi state insegnando valori alti che mai scorderò
Credo e vinco!
Grazie Davide, è la prima volta che va oltre uno dei miei ragazzi. Un dolore immenso oer tutto ciò che ha rappresentato. Si è staccato un pezzo del mio corpo, del mio cuore, della mia anima. Ma non si staccherà mai il ricordo. Quello rimarrà a vota sempre più vivido e limpido. Sai in un periodo dove sto considerando molte cose, dove ho compreso che con molte persone a far del bene si sbaglia, vedere andar via uomini con Roberto Tassoni, fa male un miliardo di volte in più. Non lo avevo mai fatto da tempo. Ma stanotte ho rimosso dal mio profilo Facebook circa 400 fantasmi soprattutto quelli che più o meno soni attori o gente silente appesa ad attendere il momento adatto per scrivere su messenger se possono avere delle forme di collaborazione. Non ti di sono filati per anni non hanno mai interagito con nulla, ma che senso ha. Sono uscito da tutti i gruppi social e sono rimasto in tre gruppi che veramente mi interessano. Vip che mi hanno chiesto amicizie e l’ho concessa, avessi mai visto un commento, un accenno a dire qualcosa. E allora eccomi qui da tempo. Facebook per me è un muro di gomma dove postare il mio blog e chi viene a leggere bene sennò passi lunghi e ben distesi. Quello che mi gratifica è aver dato una “carezza” simbolica ai figli di Roberto, a sua Moglie e sua sorella. E spero di essere arrivato al loro cuore. Oggi ho pianto ancora, come circa un anno fa dove persi mio fratello Giorgio.
Grazie Alessandro per questo articolo.
Qualcosa di quello che hai scritto lo sapevo già perché raccontato da Roberto, in particolare l’arrivo a Cormons.
Conserverò tutto quello che state facendo in ricordo di Roberto.
Grazie ancora
Mariangela e Fam.
Cara Mariangela, ogni aneddoto, notizia o foto che dovessi trovare mandala che io la inserirò su questo articolo o altri che andrò a fare su di noi del 3° 85. Ti abbraccio forte.
Alessandro
Ciao Davide
Ci ha riempito il cuore vedere quante persone hanno voluto bene a mio fratello….ieri al suo ultimo saluto c’era tanta gente e poteva essere ancora di più, perché tra chi purtroppo positivo al covid, chi per la lontananza e chi per impegni personali non è potuto essere presente. Fra questa tanta gente, c’era anche la vs rappresentanza
Grazie di cuore
Mariangela e Famiglia
Cara Mariangela, devi sapere che Davide che un caro amico che anni fa ho inserito nella nostra chat I Cazzuti, ha dialogato con Roberto, ma Davide e uno di noi pur non avendo svolto il servizio di leva, ma è entrato nello stesso spirito di corpo che ci ha caratterizzato in questi anni.
Che storie, che ricordi, tornano alla memoria momenti e situazioni che sembra di rivivere e che si raccontano sempre con intenso piacere, allora eravamo giovani e ci sentivamo invincibili e ora che sono passati molti anni, la perdita di Roberto fa doppiamente male perché essendoci frequentati proprio nella nostra “corazza indistruttibile” di allora, non ti permette di accettare un fatto del genere.
Roberto sarà sempre con noi e manterremo sempre vivo il suo ricordo e quello di tutti noi fino fino all’ultimo fratello che resterà su questa terra.
Riposa in pace Roberto e “CREDO E VINCO”, sempre, con voi al fianco!
Grazie di Cuore
Mariangela e Famiglia
Cara Mariangela sono felice che tu interagisca nei commenti mdi questo blog. E’ un modo costante di mantenere vivo il ricordo di Roberto. Come promesso ti verrò a trovare con la mia moto nuova di zecca ed un piede “ristrutturato” 😂