ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3

ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3

ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3

ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3. Eccomi tornato a voi con il terzo appuntamento con questo Blog ad episodi. Dato il particolare momento della crisi in Ucraina ho deciso per un po’ di tempo di sospendere questo blog che tratta proprio argomenti e tematiche inerenti l’arte militare e le sue sfaccettature operative, perché sarebbe stato poco opportuno nei confronti di tutte le popolazioni colpite da questo conflitto che sta infliggendo vittime soprattutto tra i civili. Il rispetto ed il rigore di un Ufficiale come me mi ha imposto eticamente di fermarmi, auspicare un imminente termine delle ostilità per poi riprendere il cammino di questo lungo racconto, accompagnato solo dalle mie emozioni e la nostalgia di di rivivere quel periodo, ma con ben altri significati lontani dalle bellicose intenzioni di Putin.

Vorrei far emozionare il mio lettore sul mio trascorso e la nostalgia nel raccontarlo senza creare turbamenti.

Terminato il corso AUC nella prima settimana di Marzo 1985, come ho già raccontato nel primo episodio di questo blog, ed avuta la destinazione presso l’82° Battaglione Fanteria Meccanizzata “Torino” di Cormons arrivai al reparto il giorno 8 Marzo 1985. Prima di proseguire questo racconto proseguo con l’intervista degli ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985 / 3.

Un recente scatto fatto nel piazzale della Caserma Amadio, alle mie spalle la palazzina della mia Compagnia

Ecco una interessante domanda che mi è stata posta dal Generale Luigi Goretti, all’epoca nel 1985 Aiutante Maggiore dell’82° Battaglione Meccanizzato “Torino” dove ho prestato come Sottotenente il mio servizio di prima nomina. Grado creato nel 1790, il ruolo di un Aiutante Maggiore è assegnato a un capitano, assistente di un comandante di battaglione che deve occuparsi dei dettagli amministrativi, dei servizi di Battaglione, del personale, dell’istruzione dei giovani ufficiali e della disciplina del suo battaglione.

Oggi Luigi è un grande amico e ha più volte ha sottolineato con attestati di stima il mio operato presso il Battaglione, anche se un piccolo “incidente di percorso” superato negli anni per una mia incomprensione aveva leggermente minato il nostro rapporto proprio al termine del mio servizio e ve lo racconto in sintesi per capire: Il 31 Dicembre 1985 alla sera si sarebbe svolto un cenone di Capodanno presso la mensa Ufficiali del Reparto e successiva festa danzante presso il Circolo per tutta la notte.

Sarebbero stati invitati molti Ufficiali della Brigata accompagnati dalle loro Signore e per questa ragione il portone della caserma doveva rimanere aperto per tutta la notte onde consentire a tutte le vetture degli invitati di poter parcheggiare nel piazzale di adunata del Battaglione.

Per questa ragione l’Ufficiale di Picchetto montante per la notte di Capodanno, per la grande responsabilità di comandare la guardia armata, con la caserma aperta, doveva essere scelto tra gli anziani; ed io lo ero perché mi sarei congedato esattamente otto giorni dopo, ovvero l’8 Gennaio 1986.

Il Maggiore Goretti scelse me, ed io naturalmente obbedii all’ordine e andai al Corpo di Guardia per prendere le consegne dall’Ufficiale smontante, ma con un disappunto per essere stato scelto proprio in quella occasione a otto giorni dal congedo dove avrei potuto festeggiare ovunque, in santa pace e con chi volevo l’ultimo dell’anno.

Il Capitano d’Ispezione nemmeno a farlo apposta era proprio il Tenente Gian Luca Giovannini che mosso a compassione mi diede degli orari di ispezione notturni decenti, in pratica mi disse fai un po’ come ti pare. Ma la cosa che più mi diede fastidio fu il giorno dopo quando dopo la presentazione della Forza al Comandante di Battaglione, Tenente Colonnello Quarta, incontrai il Maggiore Goretti che mi disse “Lopez, ma dov’era ieri sera che non l’ho vista?” ed io risposi “Signor Maggiore, ero Ufficiale di Picchetto mi ha comandato di servizio proprio lei non ricorda?” e lui aggiunse: “Bel colpo Lopez!, Bel Colpo!”

Beh una piccola imprecazione è partita di cuore nella mia mente, ma certamente mai esternata. Solo anni dopo quando ci siamo incontrati raccontando l’aneddoto gli dissi “Luigi ti devo ringraziare perché allora non avevo compreso il senso di quel comando, oggi l’ho capito, se ho montato di servizio era perché tu in quella specifica occasione ti saresti solo fidato di me”. E lui per tutta risposta mi regalò la sua medaglia del Toro dorata appartenente alla sua Uniforme e che io nel tempo non possedevo più perché l’avevo persa. Un gesto che sapeva quasi come una promozione e la nostra amicizia si è rinsaldata e cementata nel tempo. Luigi è sempre stato un gran Signore.

ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3. Ecco quindi la domanda di Luigi Goretti:

Caro Tenente Alessandro Lopez, già  effettivo alla seconda Compagnia dell’82° Battaglione Meccanizzato “TORINO”. Durante il tuo servizio in qualità di Ufficiale Subalterno Comandante di Plotone ci sono state circostanze in cui hai dovuto prendere decisioni  contrastate o contro la tua coscienza? Mi spiego, punire un dipendente che aveva commesso una mancanza che rischiava il reato?

Caro Luigi, grazie per questa domanda e la mia risposta è no, tutte le decisioni che ho preso durante il mio servizio di prima nomina non sono mai state contrastate e contro coscienza. Ho sempre dovuto osservare per primo le regole e farle a mia volta osservare ai miei subalterni. Ricordo solo un caso nel quale ho rilevato un servizio svolto da un Militare non in modo inappuntabile e nei miei ricordi non ho altri episodi del genere. Posso sostenere che lo scaglione che comandavo nella Compagnia è sempre stato all’altezza di tutti i compiti assegnati ottenendo ottimi risultati grazie ad un costante ed impegnativo addestramento che li ha resi Uomini ed al loro congedo pronti ad affrontare la vita civile.

Luigi Goretti sulla sinistra nel nostro incontro a Cormons

Altra domanda degli ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3 me l’ha fatta Francesco Bonfitto, un altro dei miei subalterni al quale sono particolarmente legato da una profonda e fraterna amicizia che dura da sempre e ormai lo considero davvero un fratello Lopez per varie ragioni che solo io e lui sappiamo.

Ecco la sua domanda: Ciao Ale volevo porti questa domanda:
Qual è stato il tuo stato d’animo mentre ti recavi verso la tua caserma alla Scuola Allievi Ufficiali di Cesano, come hai vissuto quel distacco da tutto ciò che solo il giorno prima erano le tue certezze, famiglia, amicizie, amori. Credo e vinco!

Caro Francesco, grazie per questa tua domanda, lo stato d’animo di quel 8 Ottobre 1984 l’ho già descritto, ma a te voglio dare una ulteriore visione di quella giornata. L’impatto è stato durissimo al pari del tuo quando sei arrivato a Cormons e doveva essere così e tu come me nel tempo lo hai compreso. Lasciavo la mia famiglia, la mia fidanzata dell’epoca che vedevo tutti i pomeriggi in libera uscita facendomi andata e ritorno circa 150 chilometri in macchina. Gli amici in pratica non li ho visti quasi mai più perché dedicavo molto del tempo allo studio in caserma e quelle poche ore con la mia ragazza, cenavo a casa sua e di corsa raggiungevo la caserma per essere in tempo prima del contrappello.

I miei genitori, soprattutto mia madre, mi rimproveravano per non essere quasi mai andato a casa a ma dovevano anche comprendere il mio stato d’animo e la voglia di stare con amici e la fidanzatina. Avevo vent’anni, giovanissimo, doveva andare così.

Però tutto nel tempo ha preso senso, la nebbia si è diradata ed è apparso il sole, poi la stella…

Io e Francesco Bonfitto in tipico atteggiamento “mariziale” da selfie

Torniamo alla vita di reparto. Le giornate dopo l’orario addestrativo e di servizio, trascorrevano in modo conviviale spesso presso il Circolo Ufficiali della Caserma, dove con i miei colleghi ci si ritrovava a bere degli aperitivi e nella sala biliardo partivano una serie di partite a boccette. La serata fino all’ora del silenzio si trascorreva così. Sapevo giocare a biliardo con la stecca, ma a boccette non sapevo giocare ed ho imparato proprio in quel periodo.

Il Tenente Colonnello Quarta, avvicendatosi all’uscente Tenente Colonnello Casci Ceccacci, mi invitava spesso a giocare a boccette ed ero  spesso io il suo avversario. Un aneddoto divertente posso sottolinearlo. Man mano che facevo pratica del gioco, mi rendevo conto che spesso riuscivo a battere in qualche tiro il mio avversario e per “rispetto” e sportività spesso sbagliavo volontariamente i colpi un po’ “alla Fracchia” per farlo contento.

Ad ogni modo ho trascorso con il mio Comandante serate indimenticabili dove entrambi ci siamo divertiti.

Altre serate indimenticabili le ho trascorse a cena con i miei subalterni e colleghi alla Subida di Cormons una antica Osteria del luogo che ancora oggi esiste ed ho scoperto che è diventato un vero e proprio Resort che andrò sicuramente a visitare nel prossimo raduno degli Ex Fanti del Torino quando l’Associazione Fanti del Torino, di cui sono socio, organizzerà ufficialmente il raduno.

Ecco il link della Subida per scoprire il luogo, apprezzarne le qualità:  https://www.lasubida.it/tempo-libero-e-relax/vivi-il-collio/

In quel posto abbiamo fatto diverse cene insieme e ricordo che il menù caratteristico della zona abbinato al buon vino locale delle note cantine del Collio dava un tocco raffinato alle nostre cene goliardiche degli ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3.

Passiamo invece alle fasi più operative dell’attività militare nella zona e nel resto d’Italia. Varie esercitazioni che elencherò in modo sparso e forse disordinato cronologicamente parlando per mantenere una narrazione spontanea data dalle emozioni del ricordo di quei momenti.

Una tra le tante era un puntuale appuntamento con gli allarmi NATO. Cercherò di spiegarla in modo semplice e comprensibile per tutti. Il nostro Battaglione stanziato in una zona di confine con la Ex Jugoslavia in piena guerra fredda aveva una zona addestrativa dove doversi schierare se fosse stato diramato un allarme NATO in attesa di ordini da ricevere per raggiungere la zona operativa assegnata.

L’intero Battaglione doveva nel periodo antecedente all’esercitazione essere in prontezza Operativa. Voleva dire che tutti i soldati dovevano avere pronta tutta l’attrezzatura necesaria per il trasferimento fuori dal reparto, quindi pronti in pochissimo tempo, ad allarme consegnato all’Ufficiale di picchetto in turno di servizio dagli alti Ufficiali.

Si sarebbe sentita una forte sirena echeggiare ad alto volume per tutta la Caserma. Il segnale era inequivocabile. Tutti alzati e rapidamente adunati nel piazzale per raggiungere tutti i mezzi e raggiungere in colonna la zona di attesa .

Il primo di questi allarmi NATO denominato “”Active Edge Nato” di cui non ricordo con esattezza la data era imminente.

E qui c’è un altro aneddoto divertente che mi riguarda. Non essendoci disponibilità di alloggi Ufficiali nella caserma io alloggiavo a pochi metri dalla stessa in una piccola stanza affittata dalla mitica Signora Grattoni (di nome e di fatto) vi descrivo brevemente la tristezza di questa stanza dove ho trascorso dieci lunghi mesi. Era composta da un letto in legno antico con un materasso duro come una pietra, e le luci erano rappresentate d piccole applique con lampadine che erogavano una potenza di 15 w. Praticamente un cero votivo. La signor a Grattoni, si raccomandava sempre di spegnere le luci per evitare i “consumi” che in eccesso mi sarebbero stati addebitati sull’affitto mensile che ammontata a circa 90.000 Lire dell’epoca praticamente un decimo del mio stipendio da Ufficiale.

Quella mattina mi alzai verso le 4:30, feci una doccia fredda perché la Grattoni non gradiva il consumo eccessivo dell’acqua calda nel boiler, mi sbarbai, mi misi la mimetica e con e pronto andai di corsa in Caserma per essere preparato all’eventuale allarme che sarebbe stato diramato. Mentre raggiungevo l’ingresso della Caserma vidi un sfoglorio di Stelle e stellette con tutti gli alti Ufficiali pronti a dare l’allarme.

Ovviamente non volendomi far vedere arrivando dall’esterno, girai su me stesso e di corsa feci il giro di tutto il perimetro della Caserma fino alla porta Carraia per farmi aprire e raggiungere la mia Compagnia ed attendere l’allarme, che puntualmente dopo circa un quarto d’ora suonò.

Tutto si svolse regolarmente e nei tempi giusti ed il nostro Reparto fece un’ottima figura per la tempestività nel recepire ed eseguire gli ordini ricevuti.

Qui si conclude il terzo episodio degli ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/3 tornate a visitare questo blog per il prossimo episodio sul sito : https://www.alessandrolopez.it

Al prossimo appuntamento! CREDO E VINCO!

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6 Risposte
  1. Davide

    È piacevole rileggere qui i racconti che mi facesti a voce; molti lettori potranno respirare quel clima e le esperienze (anche dure) che han composto il periodo.

    Apprezzo molto il cappello iniziale sul conflitto in atto,per la sensibilità avuta.

    Ed è bello rivedere le foto con il maggiore ed il nostro Francesco,in aggiunta ai contributi della storica Amadio

    1. Grazie Davide per il tuo commento. Sei ormai da tre anni uno di noi che partecipa attivamente ai nostri racconti e ricordi nonché assiduo lettore del mio blog. Che dire, CREDO E VINCO!

  2. Alberto

    Sono tutti ricordi ed episodi che anche se, in questi casi, non mi coinvolgono direttamente, riportano alla memoria fatti e situazioni vissute…

    1. Caro Alberto, grazie per il commento. Tutto ciò che fa parte di quel periodo incluso il mio corso è parte integrante di esso. Quindi ne fai parte eccome. Un fraterno abbraccio amico mio!

  3. Luigi

    Carissimo Alessandro, ho letto con molto piacere il tuo scritto e ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti nei miei confronti. Ma sai che non mi ricordo di averti Comandato quale Ufficiale di Picchetto la sera di San Silvestro sicuramente perché ero a conoscenza delle tue doti dimostrate durante il tuo impeccabile comportamento. Quella sera l’ufficiale di Picchetto era il biglietto da visita della Caserma pertanto l’incarico doveva cadere su persona più che affidabile. A posteriori ti chiedo scusa se ti rovinai la serata di fine anno. Ti voglio anch’io raccontare un aneddoto capitato a me. Era l’anno 1965 e precisamente il 30 dicembre mi chiamò il C.te della mia Cp. che causa il non rientro dalla licenza natalizia un mio collega subalterno domani 31 dicembre dovrà Comandare la guardia al Deposito munizioni di Lucinico. Mi feci il Capodanno e l’Epifania in polveriera. Vedi che dopo tutto aver fatto l’ufficiale di Picchetto il 31 Dicembre del 1985 ti andò bene. Sto scherzando ora per allora sono rammaricato. Un forte abbraccio caro Alessandro.

    1. Caro Luigi, che immenso piacere leggere questo tuo commento che davvero mi commuove. La tua signorilità addirittura a distanza di anni fa si che tu addirittura mi porga le tue scuse per non avermi consentito di trascorrere un Capodanno senza essere di servizio. Innanzi tutto non mi devi nessuna scusa perché posso affermare che durante quella notte ho avuto modo di festeggiare con tutto il Battaglione il nuovo anno; si perché non ho mai riposato e sono andato in giro per tutta la caserma salutando il nuovo anno con tutti i ragazzi nelle varie compagnie e poi al Corpo di Guardia dove Giovannini ci fece arrivare una bella bottiglia di spumante. Fu davvero il più bel capodanno che potessi passare prima del mio congedo, insieme a tutti i miei ragazzi. Ancora una volta leggo un meraviglioso encomio nei miei confronti e quindi oggi più che mai ti dico grazie Luigi per avermi comandato di servizio quella notte. Un fraterno abbraccio con immutata stima ed affetto. Alessandro