ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985 / 2
ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985/2 Come promesso rieccomi a voi con il secondo episodio di questo blog dopo tutto il racconto dell’articolo precedente dove ho fatto un cappello storico del Reggimento “Torino”, della struttura dei Corsi AUC dell’epoca e della mia personale esperienza presso la Suola di Fanteria e Cavalleria di Cesano di Roma con il 117° Corso AUC.
In questo nuovo articolo, vorrei approfondire alcune tappe importanti del percorso Militare che ho fatto, arricchendo la narrazione di aneddoti riguardanti le fasi più importanti di questa parentesi della mia vita.
L’aneddoto più importante e significativo del mio corso AUC è stato il Giuramento. Adunati nel piazzale di Compagnia eravamo tutti agitati e sentivamo fortemente la necessità di fumare una bella sigaretta. Del Giuramento se ne parlò sin dall’inizio del corso proprio perché a quell’esperienza erano legati molti piacevoli pensieri: gli amici, i parenti che finalmente si potevano riabbracciare e l’idea di poter sfilare orgogliosi nelle nostre uniformi passando tra la folla riunita nelle tribune per noi e venuta ad applaudire la nostra esibizione.
Ognuno di noi dentro di se pensava che quella sarebbe stata una tappa molto importante. Dopo questo evento l’attività del corso si sarebbe fatta sempre più intensa e sarebbero arrivate le prime esperienze importanti: le esercitazioni a fuoco e il campo di Monte Romano.
Pochi minuti dopo, gettati i rispettivi mozziconi di sigarette consumate rapidamente, ci siamo avviati marciando serrati per sfilare davanti alle massime Autorità dello Stato. Muovevamo i primi passi nella vita militare e da qui a breve saremmo stati giudicati dal Capo dello Stato, del Ministro della Difesa e dei Capi di Stato Maggiore.
Dovevamo impegnarci a fare bella figura, come era stato per le prove serrate della cerimonia nelle ultime settimane. Erano state prove dure, senza pubblico dove consumavamo nella fatica l’ansia e la paura dei primi giorni.
Alcuni aspetti tecnici del Giuramento ci creavano preoccupazione: se la baionetta non fosse entrata ?, se l’ala avesse ritardato nella conversione ?. Spiego questa manovra per chi non è avvezzo alla terminologia militare. Nei cambiamenti i quattro soldati di ogni fila giungendo sul sito dove si cambia direzione, eseguono una piccola conversione marciando, nella quale il perno fa passi di lunghezza ordinaria e l’ala marciante fa passi di 0,90 finché sia nella nuova direzione allineata sul perno.
I soldati al perno cercano di non perdere la distanza tra le file. E “l’attenti a” con gli occhi di centinaia di persone e del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e del Ministro della Difesa Giovanni Spadolini puntati su di noi in quanto il nostro Giuramento fu solenne in occasione dell’ingresso della Bandiera di Guerra della Cavalleria che avrebbe cambiato la denominazione della Scuola da “Scuola di Fanteria” a “Scuola di Fanteria e Cavalleria”.
Quindi una maggiore responsabilità per il nostro corso per una cerimonia coì unica ed importante.
Nella foto qui sotto Il Presidente Pertini passa in rassegna seguito dal Ministro Della Difesa Spadolini il Battaglione AUC schierato e pronto per il Giuramento.
Ormai era tardi per gli interrogativi, eccoci quindi pronti in marcia. Ci sforzammo di non far trasparire i nostri timori dietro i volti contriti e tesi e gli sguardi fieri. Iniziammo quindi a fendere due ali di folla applaudente battendo il passo con forza quasi per scaricare a terra la tensione. Lo ricordo con i brividi quel momento e in questo preciso istante che lo sto evocando, mi tornano ancora quei brividi di emozione ed echeggia nel mio ricordo il suono irripetibile di quel passo.
Nell’inquadramento controllammo gli allineamenti e con la coda dell’occhio incrociavamo lo sguardo dei nostri colleghi vicini. Di seguito la banda iniziò a suonare l’inno e, l’arrivo del Presidente Pertini. All’improvviso mentre eravamo assorti nel vedere le Autorità che avevamo atteso, arrivò il fatidico momento de “lo Giuro!” con tutte le mani con guanti bianchi alzate. Questo fu il momento più alto e solenne dove tutti noi abbiamo giurato fedeltà alla nostra Patria. Una nota di colore e goliardica vuole che in occasione alcuni soldati formulassero il loro Giuramento in luogo de “lo Giuro!” con un fonetico urlo simile “l’ho duro!” per significare la propria virilità espressa in senso lato come essere “massicci e incazzati” come dei Fanti Assaltatori dovevano di fatto essere.
Nessuno di noi ha pronunciato quella frase e tutti hanno giurato con la formula prevista per questa cerimonia.
Terminata la cerimonia del Giuramento ci siamo raccolti in un’area appartata per inquadrarci nuovamente per la sfilata finale davanti al Palco Presidenziale e di tutti i parenti ed amici presenti sulle note della Banda Militare che intonò la Marcia “Armi e Brio”. Provo ancora brividi ricordando il suono di quella marcia che potrete ascoltare cliccando su questo link: https://www.youtube.com/watch?v=30j_bjyfvi4 mentre scrivo questo periodo la sto ascoltando anche io.
Al termine finalmente sciolti i ranghi raggiunsi il piazzale della Caserma Monti per incontrare mio Padre Aldo, mia Madre Gigliola, e mio fratello Marcello che anni prima aveva svolto il suo servizio di Leva come Ufficiale Medico nell’Aereonautica Militare.
Pubblico qualche immagine insieme alla mia Mamma, mancata nel 2011, che era visibilmente emozionata, ma sempre con il suo immancabile sorriso stampato in volto. Mio padre, anche lui visibilmente emozionato era altresì orgoglioso di vedere suo figlio in quella ricorrenza essendo stato anche lui un Ufficiale dell’Esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, catturato dall’esercito Tedesco e caricato su un convoglio diretto in Germania in uno dei campi di sterminio, Un inciso lo devo dedicare proprio a lui che prestò servizio a Vittorio Veneto e durante quel viaggio verso la Germania con i suoi soldati, fermo alla Stazione del Brennero riuscì eroicamente ad aprire i portelli del suo vagone e mettere in salvo molti dei suoi soldati ritornando a piedi sino a Roma.
Fu quindi una giornata per me indimenticabile per tutti gli aspetti descritti ma soprattutto perché in quel momento avendo giurato, ero un Militare a tutti gli effetti.
Passiamo alle altre tappe più operative dell’addestramento durante il corso; ovvero le esercitazioni a fuoco per cui eravamo stati addestrati per lungo tempo prima di affrontarle.
Le prime esercitazioni furono quelle di tiro con il FAL Fucile Automatico Leggero.
Il FAL (acronimo francese di “fusil automatique léger”, in italiano “fucile automatico leggero”) è un fucile da battaglia in calibro 7,62 × 51 mm NATO, prodotto a Liegi dalla Fabrique Nationale de Herstal a partire dal 1953.
In servizio per decenni in oltre 90 paesi del mondo, il FAL è uno dei fucili più utilizzati della storia. Durante la Guerra Fredda fu adottato come arma d’ordinanza da molte delle forze armate occidentali ed appartenenti alla NATO, guadagnandosi il soprannome di “braccio destro del mondo libero”. Molto tempo prima dell’esercitazione di tiro, il nostro addestramento prevedeva alcune ore dedicate al montaggio e lo smontaggio dell’arma, la sua accurata pulizia, conoscere come caricare il munizionamento. Armare il caricatore, ed ulteriori esercizi di puntamento.
Non ricordo con esattezza il giorno di quella esercitazione di tiro ma fu senz’altro una bella novità per me che non avevo mai maneggiato un’arma prima di allora. Devo dire che il risultato finale fu del tutto soddisfacente avendo raggiunto le sagome quasi sempre nelle zone previste.
Altre esercitazioni di tiro si sono susseguite con la MG 42.
La MG 42 (abbreviazione del tedesco Maschinengewehr 42) era una mitragliatrice calibro 7,92 mm Mauser sviluppata dall’industria bellica della Germania nazista e entrata in servizio nel 1942. Affiancò, e in parte soppiantò, la più vecchia MG 34 in quasi tutti i reparti dell’esercito tedesco; entrambe furono prodotte sino alla fine della guerra[2].
L’MG 42 è considerata uno dei più riusciti esempi di arma d’accompagnamento bivalente, capace di ricoprire con uguale successo entrambi i ruoli di mitragliatrice leggera e pesante e si mostrò subito affidabile, resistente, semplice da costruire e facile da utilizzare, ma la caratteristica che impressionò fu l’enorme cadenza di fuoco. L’arma ha la più alta cadenza di tiro possibile per armi portatili a canna singola, tra i 1200 e i 1500 colpi al minuto.
Altre armi coeve presentavano una simile cadenza di fuoco, come la ShKAS russa, la Darne francese e la Vickers K inglese, ma l’alimentazione a nastro e la canna facilmente sostituibile permettevano alla mitragliatrice tedesca di sparare per tempi più lunghi. L’impianto tecnico dell’MG 42 rimase largamente applicato anche dopo la Seconda guerra mondiale, fungendo da base per la pressoché identica MG 1 (MG 42/59), in seguito evoluta in MG 3.
Altri modelli basati sull’MG 42 sono le svizzere MG 51 e MG 710-3, l’austriaca MG 74, il CETME Ameli spagnolo, in parte la mitragliatrice americana M 60 e la belga FN MAG. Il progetto originale fu anche venduto su licenza a molte fabbriche subito dopo la guerra, che continuarono quindi la produzione dell’arma. Lo schema meccanico a sfruttamento diretto del rinculo e chiusura geometrica a rulli contrapposti (vedi sotto) è considerato il non plus ultra dell’affidabilità ed efficienza meccanica; cercare di migliorarlo è come cercare di “reinventare la ruota”
Anche in questa esercitazione di tiro me la cavai bene. Non era affatto facile mantenere il puntamento con brevi e ripetute raffiche a causa del forte rinculo dell’arma. Si sconsigliava vivamente di effettuare raffiche prolungate che avrebbero riscaldato otturatore e canna provocando inceppamenti dell’arma.
Poi fu il turno dell’esercitazione del lancio della bomba a mano SRCM.
Scrivo una descrizione abbastanza dettagliata per capire il tipo di bomba.
Entrata in servizio nel 1935, la SRCM Modello 35, insieme alla OTO Modello 35 ed alla Breda Modello 35 rappresentavano la nuova generazione di bombe a mano con le quali il Regio Esercito affrontò la seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio fu adottata come Handgranate 328 dalle forze tedesche in Italia. È tuttora operativa nell’Esercito Italiano, affiancata alla più moderna sostituta OD 82/SE, e nelle forze armate maltesi (fornita dalla MIATM).
La SRCM Mod. 35 è una bomba a mano di tipo offensivo; si dicono offensive quelle bombe che disperdono schegge leggere, letali in un raggio inferiore rispetto alla distanza massima alla quale viene lanciata, coprendo l’avanzata del lanciatore senza bisogno per questo di cercare riparo. La distanza di lancio è infatti di 20-25 metri e quella d’azione delle schegge di 10-15[3]. Il funzionamento della SRCM non è a tempo, bensì a percussione: l’ordigno cioè, una volta lanciato, esplode solo all’impatto col terreno. Il corpo bomba in lamierino d’alluminio contiene 43 grammi di tritolo o 46 grammi di miscela tritolo/trinitro-naftalina che, al momento dell’esplosione, frammentano in schegge un filo metallico avvolto internamente.
La SRCM Mod. 35 ha quattro sicure, delle quali una “manuale” e tre “automatiche”. La prima sicura, quella manuale, è costituita da un traversino in ottone con impugnatura in gomma telata (sicura di maneggio e trasporto); la seconda sicura (automatica) è costituita da un traversino d’alluminio collegato ad una cuffia esterna, detta “cuffia aerodinamica”, che ha il compito di sfilare il traversino e liberare la corsa tra il percussore e la capsula di innesco dell’esplosivo (sicura di prima traiettoria);
la terza sicura automatica (detta di funzionamento universale) è interna all’ordigno ed è costituita da un sistema a molla che ne evita l’esplosione in volo e ne garantisce la detonazione all’impatto qualunque sia la parte della bomba che tocca il terreno; la quarta sicura (automatica) è il congegno di disattivazione, costituito da un lamierino interno forato che, in caso di mancata esplosione, si interpone nel suo pieno tra il percussore e la capsula di innesco, impedendo dunque una successiva percussione (ad esempio, a seguito di un urto fortuito) ed inertizzando di fatto la bomba. Tuttavia, l’intervento del congegno di disattivazione non è verificabile dall’esterno; dunque, a seguito di una mancata esplosione, è di rigore intervenire segnalando la presenza della bomba inesplosa, in attesa di provvedere nel più breve tempo possibile al suo brillamento.
Funzionamento
Il lancio avviene dopo aver tolto la prima sicura (di maneggio e trasporto); durante la parabola la cuffia aerodinamica sfila la seconda sicura (prima traiettoria) e libera lo spazio tra il percussore e la capsula di innesco, attivando fisicamente la bomba; la terza sicura (funzionamento universale) consentirà all’ordigno di completare il volo fino a quando, all’impatto col terreno, si avrà l’esplosione.
Durante la guerra le SRCM furono usate anche come mine antiuomo con opportune modifiche. Montate prive della sicura all’interno di una struttura tubolare con un perno che funzionava da percussore quando calpestato scorrendo infine nel tubo urtandolo.
La mattina dell’esercitazione il nostro Tenente Davide Bocci, sempre con qualche colorita descrizione, ci fece un riepilogo di come doveva essere lanciata la bomba con passo deciso lievemente di corsa e cadenzato con degli ordini precisi dati dal comandante sino ad arrivare al punto di lancio delimitato a terra con dei sacchi di sabbia.
La raccomandazione principale era quella di lanciare la bomba a parabola ascendente e non dritta davanti a se il più lontano possibile, ma con un movimento elastico e plastico e non meccanico perché in occasioni precedenti al nostro corso si erano verificati incidenti a causa dell’immancabile idiota che impaurito dal potenziale dell’arma offensiva aveva fatto un lancio floscio di circa tre metri facendo esplodere la bomba ed i suoi frammenti avevano perforato l’anfibio dell’Ufficiale comandante nonostante egli stesso intuendo il fallimento del lancio si fosse buttato in terra per evitare di essere colpito su parti vitali del corpo.
Personalmente seguii alla lettera le sue istruzioni e feci un lancio da tiratore di baseball con parabola perfetta, la bomba esplose correttamente e la prova era passata a pieni voti.
Una successiva esercitazione di tiro fu quella con la mitragliatrice BROWNING M2
Anche qui corre l’obbligo di scrivere una dettagliata descrizione dell’arma. La Browning M2 è una mitragliatrice pesante sviluppata poco dopo la fine della prima guerra mondiale da John Browning. L’attuale denominazione è Browning Machine Gun, Cal. .50, M2, HB, Flexible.
Viene prodotta negli USA dalla General Dynamics e dalla U.S. Ordnance. La M2 è l’arma leggera rimasta in servizio per più tempo nello US Army, esclusa la Colt M1911.
Il design è molto simile a quello della precedente Browning M1919 che utilizzava la cartuccia .30-06. Invece la M2 utilizzava la molto più grande e potente cartuccia 12,7 × 99 mm NATO. La M2 è stata largamente utilizzata per gli armamenti dei veicoli terrestri (come il Growler Internally Transportable Vehicle dei Marines) e per gli aerei in forza all’esercito degli Stati Uniti (dove era denominata ANM2), soprattutto durante la seconda guerra mondiale.
È ritenuta molto efficace contro la fanteria, veicoli con blindatura leggera e barche, fortificazioni leggere e aerei a bassa quota.
Questa esercitazione si svolse nel Poligono di Tiro a Pian di Stille a Tarquinia in Provincia di Viterbo su una spiaggia dove erano dislocati una serie di carri cingolati M113 da trasporto truppa dove sulla torretta centrale erano montate le mitragliatrici per l’esercitazione. Ero molto emozionato perché quell’arma incuteva una certa impressione per la sua potenza e per la estrema difficolta di controllo del puntamento durante le raffiche a causa dell’enorme rinculo dell’arma durante il fuoco. Tutta l’area doveva particolarmente essere bonificata da uomini civili e mezzi civili con il servizio di sgombero poligono svolto dalla Compagnia addetta a tale servizio anche a livello navale in quanto sparando verso il mare l’area per diverse miglia era interdetta alla navigazione.
Immaginiamo un malcapitato peschereccio civile con reti alla fonda che si vedesse un improvviso attacco a fuoco di massa da diverse postazioni di tiro.
Sinceramente io non so dove ho sparato. Di sicuro ho sparato, ma puntando verso il mare avrò colpito forse qualche pesce. Ad ogni modo andò bene anche quella esercitazione.
Altro addestramento interessante fu quello della guida del mezzo cingolato per trasporto truppe in dotazione alla fanteria meccanizzata ovvero il mitico M113
Passiamo poi ad una delle più importanti esercitazioni svoltasi a Monte Romano.
Una mattina freddissima, di un gelido Dicembre, in una tenda, anche quella freddissima il nostro plotone era come tutti gli altri accampato in quel luogo. All’esterno l’accampamento si iniziava a risvegliare in attesa della colazione e vigile scrutava la vallata con l’occhio attento. Sotto sollecitazione del Grande AUC iniziò la marcia di avvicinamento al poligono. Dopo pochi chilometri si notarono le prime difficoltà. Tuttavia nel primo tratto le perdite furono abbastanza limitate: una settantina di AUC furono ingoiati dal fango e una decina di M113 (veicolo cingolato per trasporto truppe). I superstiti giunti al poligono furono avvisati che l’esercitazione era stata sospesa perché il campo era impraticabile; “agli spettatori giunti sarebbe stato comunque rimborsato il biglietto”.
Durante il rancio a disposizione degli Allievi il pomeriggio passò tranquillo e finalmente un po’ di sole ci scaldò e si tennero varie discussioni in merito all’argomento estfiltrazione si o esfiltrazione no.
Voglio farvi capire però il significato della parola “esfiltrazione”: “L’estrazione (o anche esfiltrazione), nel gergo del combattimento e delle operazioni speciali, è il processo di rimozione di elementi da un sito preso di mira quando è considerato indispensabile che essi siano immediatamente evacuati dall’ambiente ostile e condotti al sicuro in un’area sotto controllo di forze amiche. L’estrazione può implicare il recupero di entità da grave pericolo o situazioni contingenti cui non potrebbero sopravvivere. Tanto l’estrazione quanto il recupero possono riguardare persone non consapevoli (del pericolo) o addirittura non consenzienti, e postulano rapido dispiego, difesa dinamica dell’aggiramento tattico in movimento, ed un celere disimpegno per opera di una squadra di protezione fornita dalle forze speciali”.
Dopo alcune ore di diatribe la voce dl Grande AUC sentenziò: “l’esfiltrazione s’ha da fare!”.
Nella notte buia gli AUC si avviarono mormorando mica tanto, ma all’urlo “muti!” il silenzio regnò. Il vento fischiava impietoso portando con se anche i pensieri di ciascun AUC. Quella fu la prima esercitazione davvero dura di assalto di Plotone.
Termino qui questo secondo appuntamento con ULTIMI SOLDATI SENZA SMARTPHONE DEL 1985 / 2 Vi invito nuovamente a tornare su questo blog per il terzo appuntamento sempre su questo sito https://www.alessandrolopez.it. Ringrazio tutti i miei lettori, i miei fratelli d’Arma del 117° Corso AUC che stanno seguendo con grande entusiasmo, partecipazione e commozione questo mio lungo racconto ad episodi e naturalmente tutti gli gli Associati dell’Associazioni Fanti del Torino, in congedo ed in servizio. Il Terzo Scagline 1985 che ho avuto l’onore di comandare insieme al mio fraterno amico Gian Luca Giovannini.
CREDO E VINCO!
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Spettacolare…. Credo e vinco
Grazie Francesco per il tuo commento. Torna a seguirmi nei prossimi episodi
I contributi fotografici,rendono tutto ancora più tangibile; la mamma,il presidente Pertini…altri tempi,non così remoti,ma attraverso i quali la nostra società è radicalmente cambiata!
Il giuramento è stato un atto solenne che veniva preso con la serietà di persone responsabilizzate,ragazzi che diventavano uomini.
Molto interessante anche il cappello esplicativo riguardo gli armamenti; dal FAL al noto M42 di dotazione
Sempre più interessante questa saga di blog
Grazie Davide per questo commento. Sono entrato nei dettagli e negli aneddoti più significativi spiegando anche gli aspetti tecnici per chi ha poca dimestichezza con queste terminologie. Continua a seguire gli altri appuntamenti
Caspita, Alessandro, quanti particolari. Tecnici ed emozionali.
E che vividezza. E che belle foto. Ricordi che tornano nell’attuale presente come fossero scolpiti nel diamante. Fortior ex adversis resurgo, come credo anche per te, questa frase mi risulta indimenticabile.
Grazie Lorenzo per il tuo commento. Si i ricordi affiorano limpidi durante la scrittura. Come dimenticare la frase che hai citato. Torna a seguire i prossimi episodi densi di nuovi racconti ed emozioni.
Mi sono emozionato nel ripercorrere questi ricordi indelebili.
☺️
Caro Francesco grazie per il commento, lo credo bene che ti sei emozionato. Lo sono anch’io tuttora rileggendo tutto quello che ho scritto e scriverò ancora torna a seguirmi