Roberto Tassoni
Quando perdi soldato il tuo cuore urla di dolore, la tua anima viene lacerata da una raffica di proiettili ed il fragore di un bombardamento di emozioni ti devasta dentro.
Il 15 Luglio del 2020 pubblicavo su questo blog una delle tante interviste fatte ai miei ragazzi. Si i miei ragazzi, perché sono stati i miei ragazzi nel 1985 e lo sono stati fino ad oggi.
Roberto Tassoni Sabato 9 Luglio 2020 uno dei miei Ragazzi è andato oltre, è volato in cielo con le Ali della Folgore.
Il devastante annuncio l’ho ricevuto stasera nel gruppo whatsapp “I Cazzuti” che io ho creato il 22 Novembre 2019, quando da poco ero tornato a lavorare per riaprire la mia attività e ricominciare da zero. E’ stato un modo per ritrovare molti di noi sparsi per tutta l’italia; una finestra attiva nella vita privata e pubblica di ciascuno di noi, un buongiorno, uno sfogo, un consiglio, la condivisione quotidiana di ogni evento, persino nel traffico cittadino, la nascita di un figlio, lo scazzo in famiglia; insomma viversi dentro e fuori ed essere FRATELLI nel vero senso della parola ed io aa voi FRATELLI, AMICI, LETTORI, COMMILITONI, UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, GENTE COMUNE ripropongo questa intervista per farvi conoscere chi è Roberto Tassoni, che incarico aveva nel nostro glorioso 82° Battaglione Meccanizzato “Torino” a Cormons. Mi dispiace doverlo dire, ma chi non ha vissuto un’esperienza simile non potrà mai capire quanto una notizia del genere possa aver devastato ognuno di noi. Di seguito potrete leggere cosa scrissi. Vi prego di leggere attentamente tutto con un pensiero alla sua famiglia che adesso piange Roberto. Non potrò andare al suo funerale perchè sono bloccato qui a Roma ancora per 15 giorni circa con il tutore al piede per un incidente stradale in città occorso il 2 Maggio mentre ero fermo in moto nel traffico cittadino a pochi chilometri da casa. Quanto è beffarda la vita volare in cielo a 57 anni così in un istante.
Roberto, il giorno del Tuo funerale io non sarò presente fisicamente ma lo sarò spiritualmente e ti ricorderò con un articolo dedicato a te con la collaborazione di tutti noi “Gli ultimi Militari senza Smartphone. Buttateli questi Smartphone e torniamo ad usare i gettoni, chiudiamo i nostri profili Social. In quegli anni non c’era nulla di tutto ciò, c’erano quaderni dove prendere nota dei numeri fissi della propria abitazione, le foto si facevano con macchine fotografiche a pellicola ed io ne ho tantissime di quegli anni e tutte meravigliosamente belle.Ecco quindi cosa scrissi in questa intervista fatta a Roberto Tassoni.
Ho posto alcune domande ai subalterni della Seconda Compagnia Falchi dell’82^ Battaglione Meccanizzato Torino Caserma Giovanni Amadio Cormons Medaglia d’oro al V.M., che ovviamente sono prima di tutto carissimi Amici. Oggi è il turno di Roberto Tassoni.
Roberto Tassoni 20 /09/1965 incarico 30A Capo Arma MG
Alessandro:
Quale è stato l’impatto con il servizio di leva militare al centro addestramento reclute ed al reparto assegnato?
Roberto:
L’impatto col sevizio militare è stato traumatico ancora prima di iniziarlo. La disciplina , la lontananza da casa, il rispetto delle regole, l’obbedienza agli ordini, erano già parte integrante della mia vita. Io ai tempi correvo bici, e pur essendo uno sport prevalentemente individuale, anche li ci sono capitani , luogotenenti , ordini e regole da rispettare, simili a quelli della vita militare (altrimenti sei fuori ). Legami seri , bici a parte non ne avevo..
Alessandro:
E!! Quindi??
Roberto:
Quindi semplicemente … io li non ci dovevo essere.. ne a Pesaro e tanto meno a Cormons. Mi spiego meglio, nell’anno antecedente al servizio di leva ero riuscito ottenere discreti risultati alle corse (vittorie e piazzamenti) che mi permettevano di diritto di entrare nella Compagnia Atleti di Milano (Ottobre 84 , CAR a Barletta poi a Milano ma soprattutto possibilità di allenarmi e partecipare a tutte le competizioni).
Poi capita come al solito che i soliti “paracarri” raccomandati senza vittorie ti fregano il posto. Cosi mi sono ritrovato incazzato nero Martedì 16 aprile 1985 a Pesaro con la vittoria nella gara del due giorni prima e una frase in testa : “ Non ti preoccupare sappiamo a chi rivolgerci, ti tiriamo fuori da li “
La chiusura della porta a Pesaro, era per me come entrare ad Alcatraz. Il CAR è stato breve, ricordo le lunghe file in mensa e le ogive di plastica che pur puntando in sagoma si infossavano nella sabbia ai tiri (a me sparare è sempre piaciuto ) al poligono di Fano.
L’8 maggio il trasferimento a Cormons, giornata ”indimenticabile “, l’arrivo in tarda serata alla stazione di Cormons, le urla degli Ufficiali , adeguatamente addobbati per l’occasione, guanti neri e occhiali da sole quando ormai era notte inoltrata, la riunione al cinema , il Colonnello che disse: “chi sa fare qualche mestiere lo dica“, con il commento sottovoce del nostro Comandante di Compagnia : “il primo 30A che si alza ha finito di andare a casa “.
Non era il mio caso, io sapevo solo correre in bici e il lavoro quello vero non sapevo ancora cosa fosse. La cosa non mi aveva scalfito più di tanto, ero abituato per lo sport che praticavo a stare via da casa nei fine settimana, alle cadute e agli inevitabili sfottò dei compagni di classe al rientro a scuola per i segni in faccia recuperati alle corse.
Il mio carattere taciturno, poco espansivo e un po’ menefreghista non mi era mai stato di aiuto ne a scuola e ne tanto meno in caserma. Per me allora esistevano solo le corse il resto non mi interessava. L’adrenalina che trovavo nelle corse mi permetteva di affrontare qualsiasi cosa. Il pensiero mio in quella notte … ormai alba era: “ urlate fate quel c…… che volete tanto non me ne frega un c… , io tra una settimana, un mese o un anno esco da qui e torno alle mie corse. (Fanatismo?? Può darsi, io in testa avevo solo quello )
Alessandro:
Quali sono stati i valori che hai acquisito durante il tuo servizio di leva elencali e descrivili.
I valori acquisiti in quell’anno sono senza dubbio disciplina, rispetto per i superiori e fiducia nei tuoi compagni; valori che i giovani d’oggi hanno perso o non hanno mai avuto. Soprattutto nell’ambito lavorativo di oggi.
Alessandro:
Hai fatto parte di un Battaglione operativo nelle vicinanze del confine con la Ex Jugoslavia nel1985 governata da una dittatura e siete stati addestrati al combattimento, all’uso ed alla manutenzione delle armi descrivete cosa avete imparato.
Roberto:
Col passare dei giorni mi ero ormai convinto che mio malgrado nessuno sarebbe riuscito a farmi avere i trasferimento al centro atleti e di conseguenza dovevo mettere in azione il mio piano B: cercare di divertirmi facendo passare così quanto prima questo anno.
Io avevo sempre detto, che se proprio dovevo farlo il servizio di leva, avrei voluto farlo come nei film, alle grandi manovre piuttosto che dietro una scrivania ad aspettare la famosa alba.
Le armi mi sono sempre piaciute e qui avevo trovato pane per i miei denti. Io ai tempi ero allenato vincevo gare di ciclismo di 120 km a 45 di media (anche a luglio quando le gare si correvano spesso nelle ore più calde tra le 12 e le 16 ), quindi sbalzare sulle pietre del torrente Torre nei pomeriggi assolati non dico che era una passeggiata, ma non mi pesava più di tanto, anzi era quello che cercavo per mantenere l’abitudine allo sforzo per il rientro alle corse.
Non nascondo che La mitragliatrice MG mi ha sempre affascinato, cosi chiesi al comandante del mio plotone se poteva farmela usare negli assalti. L’ho sfidato dicendogli che per me portare 12 Kg di MG in qualsiasi assalto sarebbe stato come bere un bicchier d’acqua.
Mi ha accontentato. Qualcuno dei miei commilitoni pensava che lo facessi per i gradi ma io volevo solo mantenermi in forma e soprattutto divertirmi. Ho imparato a usare diverse armi, ho partecipato a picchetti d’onore, azioni di difesa , assalti di plotone, pattuglie notturne, polveriera a Mestre, guardie al distaccamento sul Monte Sabotino riuscendo anche a scambiare due parole con la pattuglia jugoslava sul sentiero di pattugliamento del confine.
Il mio pensiero di allora era : “un anno di addestramento per 5 minuti in più di guerra “ ne varrà la pena?? Sicuramente mi sono divertito
Roberto:
Quale è stata l’esercitazione che più ti ha colpito e dalla quale avete acquisito maggiore esperienza
L’esercitazione che più mi ha colpito è stata l’assalto di plotone a fuoco notturno, l’avanzare al buio verso il campo minato con la sensazione di essere chissà dove, le luci sugli elmetti che venivano accese a comando , solo in quell’istante capivi dove erano realmente le altre squadre e se la direzione era giusta . Poi..Scusate ma quella sera la mia MG e le altre hanno cantato che era una meraviglia, terminati i colpi di una iniziava subito l’altra garantendo una copertura di fuoco eccezionale durante tutto l’assalto.
Quella dove ho acquisito più esperienza, sicuramente l’assalto a fuoco di compagnia a novembre in zona Spilimbergo, ricordo un freddo incredibile nella notte e soprattutto uno sbarco del nostro plotone completamente sbagliato (Chi era al comando del plotone?? Si …era.. non me lo ricordo ).
Alessandro:
Mah chissà, forse io?…. 😎
Praticamente mi sono trovato dopo il primo sbalzo l’MG esterna dell’altro plotone che mi sparava sulle orecchie (erano proiettili veri non a salve), la vedevo dietro di me quando in realtà doveva essere più spostata lateralmente di 100 metri per essere in sicurezza. Abbiamo fatto un assalto tutto in diagonale per rientrare in direzione delle nostre sagome.
Roberto
Hai svolto il vostro servizio di leva sempre con coscienza e dedizione o hai avuto momenti di sconforto? Descrivi la vostra personale esperienza
Sicuramente l’accoglienza al reparto riservataci dai Caporali e dai Tenenti non è stata facile da sopportare, però poi ho capito che per ottenere qualcosa da gente come me alle quali della vita militare non gliene fregava un “Kaiser” forse era l’unico sistema. In effetti vedevo che piano piano il mio modo di pensare stava cambiando , iniziavo credere sempre più in quello che facevo nei picchetti e nel giro con il saluto all’adunata; la nostra Compagnia doveva essere ed era la migliore, vedevo nei miei compagni lo stesso spirito di unione per dimostrare a tutti che la nostra Seconda Compagnia FALCHI non era seconda a nessuno.
E’ li che mi sono reso conto che ”se io posso cambiare, se VOI potete CAMBIARE…. TUTTO IL MONDO PUO CAMBIARE”
Scusate mi sono fatto prendere un pò dalla mania di protagonismo
Questa tagliala pure…
Alessandro:
No Roberto non la taglio perchè mi piace. Come hai vissuto l’impatto con la gerarchia militare?
Roberto
Questo direi che per me non è mai stato un problema, ho sempre avuto rispetto per le persone più anziane di me, sia come età che come grado di esperienza in qualsiasi settore. Mi era più facile dare loro del Lei rispetto al Tu spesso impropriamente usato oggi.
Alessandro:
L’hai sempre osservata è fatta osservare per chi di voi era un graduato di truppa ?
Roberto:
Assolutamente sì
Alessandro:
Descrivimi a tal proposito l’esperienza vissuto con un giovane Alessandro Lopez, Sottotenente allora ed Uomo Amico oggi, cosa ti è rimasto nel cuore ?
Qui devo ripetermi accoglienza alla STAZIONE a parte . (dove ogni riferimento a guanti neri e occhiali da sole in notturna “era puramente voluto” del resto non eri l’unico ). Mi ricordo uno dei primi pomeriggi di teoria in saletta dove LEI spiegava le più sofisticate teorie di assalto, ad un certo punto sei uscito, per poi rientrare dopo qualche minuto alla RAMBO con tanto di fascetta rossa sulla fronte. Peccato che nel frattempo era entrato a tua insaputa il Nostro e in quel caso anche il tuo Comandante…. Gian Luca Giovannini. Siamo scoppiati tutti a ridere Comandante compreso e li che mi sono detto: “ forse sono umani anche loro “ Dopo però ho capito che forse il Comandante rideva pensando alle bottiglie che senza dubbio avrai pagato al circolo Ufficiali.
Alessandro:
Caro Roberto, in quella occasione non pagai bottiglie, l’unica volta che le pagai e pure tante fu il secondo giorno di servizio di Prima Nomina a causa di un “Sergente Pazzo” che schiaffai dentro con tre giorni di consegna pdefchè ebbe l’ardire di sfidarmi in quanto stava nel Circolo Ufficiali sbragato in atteggiamento poco formale, diciamo così, a prendere il giro in Tenentino di turno che perentorio “lo invitava a lasciare la sala Convegno Ufficiali” per mandarlo in quella prevista per l suo grado. Peccato che la mattina dopo me lo ritrovai nel piazzale dell’alzabandiera e rivolto verso di me con il suo “ghigno satanico” mi presentò alla Seconda Compagnia FALCHI e da allora siamo diventati Amici per la pelle da subito.
Alessandro:
Saresti d’accordo a far vivere un’esperienza del genere ai tuoi figli sia maschi che femmine?
Roberto:
Direi di si
Alessandro:
Cosa pensi dell’Esercito italiano di oggi non più formato da giovani di leva obbligatoria, ma bensì di professionisti?
Roberto:
Penso che sia giusto così , per ottenere il massimo devi avere gente che crede pienamente in quello che fa e di conseguenza disposta a tutto. Con il servizio di leva riesci a formare dei ragazzi e a farli lavorare uniti per uno scopo comune, a insegnare loro dei valori ma un soldato professionista penso sia un’altra cosa.
Alessandro:
Qual è stata la tua reazione nel vedere la nostra Caserma Amadio demolita all’ottanta per cento e adibita a parco pubblico con annesso parcheggio?
Roberto:
Da questo punto di vista io ho una visione diversa delle cose, positiva nei confronti dei cambiamenti. Non rimango legato alle cose ma alle persone. Le cose dismesse e lasciate in disuso è giusto che vengano sostituite. I ricordi pero rimangono dove ora tutti vedono un parcheggio. Io vedo la caserma .. la piazza d’armi. Vedo il saluto di quell’ultimo giro comandato dal nostro ” GENERALE”
Vedo la Sua occhiata prima dell’ATTENTI (la stessa di quella prima adunata al cinema ma..con un significato diverso..per noi ma credo anche per LUI )
Vedo tutti Voi ..poche..ore all’Alba già CONGEDATI ma…
FALCHI fino alla fine,
Sento l’esplosione i quel “PASSO”
e… il boato … di un impetuoso …
“ CREDO E VINCO “
che riecheggia tutt’ora nel Cielo
Qui.. si .. qualche lacrima… cade Ancora

Anche io vedo le stesse cose Roberto ed è questo che ci ha tenuti uniti per 37 lunghi anni FRATELLO mio.
E qui cari Amici, Fratelli, Lettori terminava questa bella intervista. Tutte le altre fatte ai miei FRATELLI con le stesse domande il senso delle loro riposte aveva sempre un comune denominatore. La fratellanza, il senso di appartenenza, lo spirito di Corpo, il cameratismo, l’Amicizia, il rispetto, la disciplina, la solidarietà, l’empatia, la goliardia, la condivisione.
Stanotte piango per te, benedici con le tue mani la nostra vita futura e scrivi ancora nel nostro gruppo, so che ci sei ancora anche se ultimamente ti leggevo poco, ma eri così, discreto, umile, ma Nobile nell’animo e persone come te meritano di essere ricordate senza parole banali ed io lo farò nel giorno del tuo funerale.
Ti voglio bene fratello mio. ❤️
CREDO E VINCO!
Compagnia Falchi, Attenti!, Presentat Arm!
ONORI A ROBERTO TASSONI!
Intervista molto scorrevole:si ripercorre la storia di un giovanissimo atleta che viene sbalzato in una realtà non sua e fa uscire fuori lo spirito di adattamento, che gli consentirà di vivere funzionalmente quella esperienza e di far scorrere l’anno, apprendendo e condolidando dei valori importanti.
Troppo forte l’aneddoto della fascetta rossa alla “Rambo” con entrata a sorpresa del Comandante.
Interessanti i punti di vista sull’attuale formazione Dell ‘EI
Grazie Davide per il tuo commento, come hai potuto notare questa intervista si scosta leggermente dalle altre dei miei Amici, ma in buona sostanza esprime sempre l’affezione e la nostalgia di un periodo che ha lasciato il segno nelle nostre vite. L’episodio della fascia di Rambo, me lo ricordo bene, come ricordo bene tante altre situazioni grottesche e goliardiche che hanno fatto nel tempo venire fuori la mia figura umana. Tutto sommato avevo forse uno o due anni più di loro, e vivevamo tutti in una stessa realtà con la differenza che il sottoscritto aveva delle enormi responsabilità nei loro confronti. In quanto alle “bottiglie” da offrire al Circolo Ufficiali non ricordo se in quel caso il nostro Comandante Gian Luca Giovannini me le fece pagare, ma sicuramente in altre occasioni ho offerto parecchie bottiglie per il mio modo “eccentrico” di essere un Ufficiale, ma pur sempre rigorosamente Militare nel vero senso della parola. Per meglio comprendere il senso dell’offerta di bottiglie al Circolo Ufficiali in luogo di una punizione disciplinare per una negligenza lieve bisogna ricercare in rete il significato dell’Istituzione della Calotta degli Ufficiali.
Solo Onori al nostro fratello, posso solo dire che sabato sarò lì per l’ultimo saluto!
Sempre CREDO E VINCO!
Caro Alberto che dire di più, se ne è andato davvero un altro fratello. Un abbraccio