UNA PERICOLOSA EUFORIA. due mesi e più di lockdown forzato ha avuto inizio di fatto una Fase 2 con la parziale riapertura di alcune attività e di conseguenza con l’avvio graduale di una nuova vita dopo questo lungo periodo. Ma qual è stata la vera percezione dei cittadini italiani?
Passeggiare, vedere gli amici, andare a ritirare il proprio pasto, partecipare a una funzione religiosa, spostarsi nella seconda casa? I Decreti inizialmente sono stati un po’ mal interpretati, ma poi la situazione è apparsa un po’ più chiara. Nonostante questo trovo che la risposta sia stata quella di un’euforia incontrollata e pericolosa che addirittura in alcune zone del nostro Paese ha generato situazioni imbarazzanti con persone che ballavano per strada o hanno invaso zone della loro città per passeggiare liberamente. Voglio anche soffermarmi su ciò che è successo nel litorale Domitio in Campania dove sono state letteralmente buttate migliaia di mascherine e guanti usati, un gesto di totale inciviltà che non ci fa certo onore. Non siamo a Capodanno e pur se ci sentiamo liberi da una costrizione che è durata a lungo penso ci sia poco da festeggiare in senso assoluto, in primo luogo per non vanificare l’effetto e l’impatto positivo di una parziale riapertura delle attività, ma inviterei un po’ tutti a riflettere attentamente sul fatto che il covid-19 non è stato ancora sconfitto, anche se di ricerche e cure ne sono state avviate tante ed alcune anche con successo. Il pericolo è tuttora dietro la nostra porta di casa e ne dobbiamo prendere atto. La coscienza di ognuno di noi deve portarci a pensare che non siamo liberi di fare ciò che vogliamo senza osservare le minime regole di sicurezza che questo periodo ci ha imposto, cioè quelle di indossare durante le uscite sempre la mascherina e guanti, di evitare inutili assembramenti e mantenere le giuste distanze, perché la non osservanza di tali regole potrebbe di fatto portare ad una nuova impennata dei contagi e quindi il rischio di vanificare il riavvio di una vita più o meno normale dopo aver sofferto e lavorato, per chi ne ha avuto la possibilità, nelle nostre case per due lunghi mesi. Ci troviamo di fronte ad una crisi epocale che non ha eguali se non nel precedente secolo ed anche questo deve far riflettere. Dobbiamo continuare a procedere uniti verso una nuova vita, con tutte le enormi difficoltà che ci sta mettendo davanti, date da incertezza sul lavoro, mancanza di soldi, impossibilità in alcuni casi di sopravvivere; non dovremmo dimenticarci quel senso di unità che tanto è stato predicato ed in molti casi dimostrato da noi stessi durante il periodo di lockdown forzato, quando ci siamo affacciati sui nostri balconi ed abbiamo cantato l’inno di Mameli o intonato canzoni di ogni genere; sono stati momenti di aggregazione pura e di senso di appartenenza ad una Nazione che merita di essere considerata meglio di quanto di fatto è.
Non penso sia auspicabile ricominciare a sentirsi dire in un prossimo futuro “restate a casa” per la follia di pochi di noi. Proviamo solo ad immaginare uno scenario del genere quanti altri danni provocherebbe. La nostra nazione come tante nel mondo ha bisogno di una nuova spinta emotiva volta al positivo. Chi ne ha la possibilità deve inseguire questo obiettivo primario, la ripartenza, ma fatta con coscienza e senso civico.
Con tutto il rispetto, usiamo la testa insieme al cuore.
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Concordo con la tua visione di insieme;d’altra parte, era inevitabile che (in un popolo non abituato a restrizioni così dure) vi fosse un parziale rompete le righe, dettato dal non farcela più.
La responsabilizzazione dei cittadini deve andare di pari passo ad azioni concrete quali cure protocollate e prevenzione della pandemia mediante campionamenti a tappeto su scala nazionale, non su decisioni regionali.
Grazie Davide per il tuo commento mi auguro che ciò che auspichi possa di fatto accadere
Le regole purtroppo possono ben poco se non vengono accompagnate da uno slancio civico dei cittadini. Adesso che la risposta sanzionatoria dello Stato cede il passo al senso di responsabilità dei cittadini la sfida si fa più difficile. È una storia vecchia quanto il mondo. La cultura caciarona e solare dei popoli mediterranei contro la disciplina ed il rigore dei popoli del nord Europa. Io ho sempre tifato per la nostra spontaneità e per la nostra capacità di fare le cose con uno spirito diverso. Non provo disprezzo ed orrore per il comportamento indisciplinato adottato da alcuni nei giorni immediatamente successivi all’inizio della seconda fase. Era voglia di tornare ad inebriarsi di libertà. Pur non essendo caduto in tentazione, provo un senso di empatia per quelle persone. Attenzione, non li giustifico. Sono da sanzionare, ma non penso che siano dei deplorevoli criminali. Erano solo persone in astinenza da vita. Ciò detto invito loro e me stesso a fare un ultimo sforzo..affinché la riconquista di questa libertà sia duratura.
Grazie Dario per il tuo commento nella tua frase finale c’è il senso di tutto questo mio articolo.